mercoledì 8 dicembre 2010

L'acchiappasogni? É già un inizio.

E poi dicono che i sogni non esistono più...
Ma noi, angeli delle fermate, ne abbiamo trovati, parecchi, e di tutte le fatture, grandi, piccoli, corti, lunghi, grassi, magri, tondi, blu, lisci, appuntiti, terreni e celestiali.

Inizia la serata Luna, bimba, un sorriso grande grande stampato sul visino. Passa con la mamma vicino alla fermata e, nonostante non stiano aspettando il bus, Luna non perde l'occasione di confidarci il suo desiderio: tre libri di Scubi-doo e di Geronimo Stilton, ci scrive sul diario di volo. E così gli angeli diventano un po' come Babbo Natale, una scusa in più per parlare di noi, di quello che più desideriamo. Sì perchè i bambini la sanno lunga in fatto di desideri. Loro lo sanno, che per farli vivere, crescere, realizzare, li devi nominare spesso. La loro possibilità di sopravvivenza è direttamente proporzionale al numero delle volte che viene nominato. Altro che quelle stupide fesserie da adulti scaramantici, che dicono che porta male nominare le cose. Io, come angelo, non sono per niente d'accordo. Non nascondiamo i nostri sogni.

Quando un sogno viene nominato con la bocca, automaticamente è anche il cuore che lo invoca. Non a caso, quando cogli all'improvviso una persona chiedendogli un desiderio questa subito va a investigare i pensieri vicini al suo cuore: “desidero un po' di pace per tutte le persone” (Remo Labarca), “che la pace sia nel mondo” (Amin), “vedere più onestà in giro, più correttezza tra le persone” (gestore ristorante via Cantore), “vivere felice con la mia famiglia” (Midi).

Altri, forse meno abituati a usare il cuore in situazioni di questo tipo, ti confidano un desiderio più vicino al cervello, ai bisogni immediati: che faccia caldo, che arrivi l'autobus.

C'è chi invece riesce a fare una mediazione tra cuore e cervello, tra anima e corpo, forse perchè ha sempre in mente il suo desiderio, lo porta con sé quando esce di casa la mattina e lo mette sotto il cuscino quando va a dormire la sera: “vorrei avere un'attività mia, un'impresa di pulizie in Val d'Aosta, possibilmente vicino a S.Nicola” (Danilo). “Mi sono posto una piccola sfida e vorrei riuscirci” (Mimmo). “Vorrei trovare un po' di tranquillità” (Sole). Questi sogni sono di una lucidità che mi commuove, poiché sono la prova che ancora esistono persone che vivono per i propri sogni. Ciò non è scontato.

Ma abbiamo anche trovato persone stupite alla nostra richiesta: un sogno? “Mmmmhhh, fatemi pensare...no, il sogno è una cosa egoista”, dice uno. “Non saprei, così su due piedi...”, dice l'altro. Tanti pensano sia una cosa da bambini, che quando sei adulto devi smetterla con certe cavolate, che la vita è fatta di responsabilità, non di sogni. Allora li aiutiamo e iniziamo con desideri più concreti, più tangibili: “cosa vorresti che cambiasse in Genova?”, “che fosse più pulita (mamma di Luna, potrebbe mettersi d'accordo con il ragazzo che vuole aprire l'impresa di pulizie, magari i loro desideri si incontrano)”, “che scendessero i prezzi della frutta e della verdura” (Renzo). É già un inizio.

Ci chiedono se, in quanto angeli, facciamo realizzare i sogni. Un po' dispiaciuti gli rispondiamo che no, purtroppo non abbiamo questo potere. O per fortuna? Ti immagini come sarebbe la vita se i tuoi sogni li esaudisse qualcun'altro e non proprio tu? La cosa più intima, più nostra, più vera, data in appalto a qualcun'altro, incaricato, magari a pagamento, per realizzare i tuoi sogni? A me non piacerebbe.
Noi non li realizziamo ma gli diamo un'eco, li facciamo risuonare, dalla tua bocca alle nostre, si crea così una vibrazione nell'aria, che irrimediabilmente smuove atomi di ossigeno, e di idrogeno, che urtano muri e persone, che si fermano, come quando ti fischiano le orecchie, o ti prude il ginocchio. Chissà, forse hai urtato un sogno. E allora, secondo la teoria del battito di ali di una farfalla quella voce, che ti sembrava una cosa priva di valore, smuove una serie di circostanze che...chissà. E' già un inizio.

Baliani dice che sono necessarie tre cose per realizzare un sogno: crederci, cercare e essere capaci di illudersi, oltre la misura a cui siamo abituati nei nostro razionale scorrere giornaliero. Questo è molto più di un inizio.

Dispiace trovare qualcuno il cui desiderio sia “che Genova venga rasa al suolo e riscostruita, specialmente il centro storico”. Ma ogni sogno ha la sua dignità, il suo valore, poiché esprime un'emozione, tradisce una ferita, rivela uno stato dell'anima. Magda dice l'amore, ma ce lo scrive in polacco con una lunga frase, che riassunta vuol dire l'amore. “Vorrei che non ci fossero frontiere, e che tutti cambino, che tutti avessero timore di Dio, perchè solo con la paura la gente smetterà di fare cose brutte”. Ogni sogno rivela una paura, una strada presa, un'illuminazione avuta. Ogni sogno rivela altri sogni, infranti o abbandonati.

Un ragazzo indiano, che lavora alle giostre, vorrebbe tornare in India. Nella sua lingua, in Indi, angelo si dice pari, che assomiglia a paria, gli intoccabili, quelli che sono rimasti fuori dalle caste, dalle classi, dai gruppi di cittadini, dall'umanità. I lavoratori delle giostre sono un po' così, esclusi, passano per tutte le città e a nessuna mai apparterranno. Se non fosse che hai un cugino qui e lo vai a trovare (come è successo al ragazzo che abbiamo incontrato), e ti senti che qualcosa ti lega a questa città. Gli angeli sono come i paria, che non appartengono, che incarnano la libertà assoluta, che non giudicano, i sogni se li prendono in toto, senza dire bah!

Ripartire dalle relazioni, dalle parole, dall'amore, quello semplice che si racchiude in una sola parola. Ripartire dalla non appartenenza, dalla libertà, dall'illusione. E diventare degli acchiappasogni, che si muovono al vento, irrequieti e curiosi. É già un inizio. Un gran bell'inizio.

AngelStep

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Io ho un sogno. Sogno che uomini e donne possano vivere in pace, nella ricchezza delle loro diversità. E sogno di trovare presto l'altra parte di me.

Anonimo ha detto...

bello sembra veramente il racconto di un angelo, grazie Angel step, Grazie teatro dei Mignoli

Anonimo ha detto...

Pensavo a quanto sarebbe bello avere un angelo dei sogni. Un angelo a cui affidarli perchè li protegga, ci aiuti a farli crescere e dolcemente ce li ricordi quando le difficoltà e i ritmi della vita ce li fanno dimenticare. Grazie Angelstep