giovedì 15 dicembre 2011

Ultimo volo di Angel Man

Stazione Principe di Genova - Ultimo volo

Tre ombre si avvicinano quatte quatte alla fermata della Stazione, sono Angeli ma in incognito, travestiti da umani. E con queste sembianze si indaga per carpire il primo pensiero alla domanda: “Se fossi un Angelo cosa faresti?. . . . .” come se un Angelo avesse una bacchetta magica, come se potesse far miracoli, come se. . . .”Se fossi un angelo porterei la pace nel mondo”; “Volerei per proteggere tutti i bambini”; “Proteggerei bambini, donne, disabili e anziani”; “Ammazzerei Berlusconi” ( e va bhè si annota tutto! ); “Trasferirei l’Equador in Italia”;“Farei in modo che la gente non soffrisse tanto come in questo paese”; “Andrei in Paradiso a trovare S. Pietro”; “ Mi piacerebbe andare a vedere la mamma” ; “Leverei lo schifo che c’è in giro, la violenza. . . “; “Volerei in Giappone”; “Andrei col mio amore”; “Farei del bene a chi se lo merita ma soprattutto ai bambini”; “Porterei la pace nel mondo”; “Leverei l’AIDS, le cose che fanno soffrire e poi . .basta. . . mica son Gesù Cristo!”; “Aiuterei le persone”; “Me ne andrei volentieri fuori dall’Italia”; “Aiuterei chi non vede, chi non cammina, chi non ha una casa”; “Volerei un po’ di qua e un po’ di là”; “Cambierei la piazza completamente ma a voi Angeli vi terrei” ( barista del chiosco di Pza Principe che ci osserva di sguincio divertito tutte le sere! ); “Farei del bene alla gente che ha bisogno, ai bambini, ce n’è tanti soli, senza genitori. . . .” . Quanta generosità da parte delle persone che attendono l’autobus!
Era parecchio tempo che non volevo nei pressi di questa stazione, altri lidi metropolitani richiamavano la mia presenza ma ad accoglierci questa sera un uomo marocchino di 66 anni, Kamel, che ci conosce ormai da tempo e non si perde nemmeno un volo “ Ti aspettavo, nel frattempo ho scritto un libro”, e appoggia nelle mie mani un dono dal titolo “Un angelo che torna” di Danielle Steel. Pensavo di uscire di casa per donare qualcosa al mondo e invece il mondo è riuscito a commuovermi e a sorprendermi ancora una volta! Metto le Ali sulla mia cabina armadio nuvolare ma son sicura che non staranno lì per molto, laggiù c’è sempre qualcuno che ci aspetta. . . . . .

Angel Man.

Mercolediserangelico in quel della stazione di Bologna

Ritrovo solito al Melbook, si decidono le compagnie di volo: Lory Wan Kenobi e Mara con i due cadetti provetti in centro a bazzicar per il vialone illuminato… Io, AngelOrso e AngelMi in rotta verso la stazione.

Alla fermata del 27, in attesa del bus. Un pargolo sospettoso…quanto curioso (carattere insolito!) comincia a dubitare della natura del nostro essere pennuti, non contento delle nostre risposte …con un esprit santommasiano comincia ad inseguirmi per toccare con mano l’elemento super-umano.
Sul 27. Si fa presto a mettersi d’accordo sul tema della serata- ricette da tutto il mondo- uno dei più frequentati, direte, dalla tribù pennutesca in missione.. ma, forse, proprio perché uno dei più immediati per attirare l’attenzione e la curiosità della gente.
Menù Fiorentino: Tortiglioni o Conchiglie al ragù toscano (che a differenza di quello bolognese non ha la carota nel soffritto). Pollo o coniglio in umido (cotto nel mattone) con il segreto della mamma! Il tutto accompagnato da un buon Brunello di Montalcino.
Eccoci in via Indipendenza, in prossimità dell’autostazione. Ad accoglierci una ragazzina minuta e carina nel suo essere estremamente sorridente, divertita… sta andando a trovare un’amica. Talmente spensierata… che prima di lasciarci per prendere al volo il suo bus decide di regalarci questa massima…inaspettata: gli uomini sono soli ed egoisti!! Primo momento di smarrimento pennutesco di fronte alla saggezza spontanea dell’essere umano!!
In movimento verso piazza stazione…no… ancora un attimo in via Indipendenza: una signora di passaggio si avvicina, ci ferma, decide di regalarci un po’ del suo tempo parlandoci della tradizione culinaria del suo paese…con dovizia di particolari nei passaggi e un’allegria che ci dà la carica.
Tipica cena invernale in Romania: Brodo di Trippa (una zuppa a base di trippa e peperoni col riso). Pollo in brodo e patate al forno. In fine Palline di biscotti: rompere i biscotti, rimpastarli col latte zucchero e cocco, ripassarli esteriormente nella granella di cocco, mandorle o noccioline tritate!

Stazione. Una mamma siciliana, agrigentina, aspetta il bus col figlio. Lui studia qui, non da molto credo. Prima di andare ci suggerisce una buona Pasta con le sarde!
Benpennuti!! Per ammazzare il tempo tra una ricetta e l’altra ci si mette a fare comitato d’accoglienza all’uscita ovest della stazione…inutile dire che sono più le facce disorientate… si continua con le ricette….
Melenzane ripiene alla calabrese. Un trio di ragazze alla fermata del 25: una di queste studia qui, le altre due sono appena arrivate a fare bagordi nella città dei balocchi! Si discute sulle varianti del piatto: al forno, fritto…meglio fritto, più saporito! Fritte nel sugo? …e vino della casa! Un primo tipico?....che domande: Pasta con la ‘Nduja!
Lasciamo le donzelle ai loro programmi per la settimana per raggiungere una donna sola, seduta sotto la pensilina del 21, con la testa appoggiata sulla mano in atteggiamento profondamente malinconico. In effetti è questo un momento di stacco, di pausa, dal motivo conduttore della serata. Una signora sulla cinquantina, capelli corti… tendenti al grigio, gentile…ma visibilmente stanca, di una stanchezza che si porta dietro da anni e che si percepisce ad occhio in un fisico ancora forte, in apparenza, e slanciato ma pesante del peso di una vita non troppo fortunata. Lei è di Bologna ma non vive più qui da molto molto tempo, ha trovato lavoro al sud, mentre la sorella si è spostata verso il nord. Entrambe da anni si danno il cambio per venire a trovare la mamma che non sta bene e vive sola qui a Bologna. Si lamenta dell’amministrazione locale, dice che la madre non ha avuto l’assistenza che le spettava dalla regione Emilia Romagna. -È questa la provincia dove si vive meglio, lo dicono i giornali, e forse è vero… sarà che io e la mia famiglia non abbiamo avuto molta fortuna. Mi manca Bologna, anche se prima si viveva meglio- Più di una volta parlando di Bologna ha ripetuto la Vostra città, come se non le appartenesse più, come se quella madre-terra-madre così accogliente e ricca di diversità, che nel tempo si sono inglobate nel suo tessuto urbano, quando ancora non ci si spaventava dell’alterità, l’avesse rifiutata rigettata con disprezzo, proprio lei…la figlia. Siamo rimasti lì ad ascoltarla, ad accompagnarla in quei 10 minuti di riflessione…di condivisione.
La cesura è stata forte, almeno dal mio punto di vista, all’interno del bilancio generale della serata... i tempi effettivi dell’incontro non sono stati eccessivi, ma l’intensità del racconto ne ha dilatato a dismisura la percezione... un attimo ancora in silenzio.
Manca ancora un po’ di tempo alla chiusura della missione del mercoledì pennutesco, la compagnia di AngerOrso e AngelMi, per me del tutto nuova fino a quel momento, mi ha piacevolmente sorpresa. Si prosegue con le ricette di cucina, e ci si ritrova a confrontarsi più di una volta, in questa seconda parte della serata, con più gruppi di umani…della Basilicata. Si comincia allora a produrre una lista di varianti di dolci natalizi…variopinti e succulenti…ed è così che ci si ritrova di nuovo a combattere violentemente con i succhi gastrici messi in moto da queste appassionate descrizioni: Calzoncini fritti, impastati con la marmellata di castagne…e ripieni ancora di ricotta, o marmellata d’uva e mele cotogne…intinti nel vino cotto. Crespelle arrotolate, zuccherate, nel vino cotto. Reginette, altro tipo di pasta fritta con una panatura di mandorla, servita ancora nel vino cotto. Rotelle (var. delle Crespelle). Calzoni e “Cicirotte”.
Di nuovo in prossimità dell’autostazione, in via Indipendenza, stiamo per salutarci e fare un attimo il punto della serata…quando prima di riporre l’armamentario pennutesco nei rispettivi “sacchetti della spesa” contenitori del piumaggio…fermiamo l’ultima coppia di giovini umani, un ragazzo e una ragazza cinesi che in un italiano coraggioso ci raccontano l’ultima ricetta della serata: Patate piccanti in aceto.
…ma…sono passate già due ore e mezza!? Non ce ne siamo accorti! Una serata lunghissima, così ricca, volata via in un attimo… beh, direi che siamo stati bene!
Grazie AngelOrso, grazie AngelMi….grazie Bologna.

Report Angel Bunny 9/12

Siamo in via Rizzoli, io, Angel Mir e due nuovi aspiranti angeli, Carmine e ...

- Due ragazzi lavorano per l’Onu, si occupa della raccolta fondi per progetti sui campi profughi...lavora porta a porta! Va di moda tra gli umani, ma noi non abbiamo ancora l’angelo porta a porta!
- Alla fermata del 20 Abdul, che viene dal Marocco, ci canta al megafono una canzone araba. Raisa ci regala una ricetta moldava che va bene per tutte le feste: involtini di foglie di vite, da accompagnare con un buon vino moldavo, tanto buono quanto poco è conosciuto nel mercato europeo. Una signora ci invita nel cortile del suo condominio per il Festival estivo, via Zanotti 17!
- Da un bus scende un signore probabilmente senza fissa dimora. Scendono anche altri passeggeri disturbati dal cattivo odore che il signore ha lasciato sul bus. Potremmo dargli qualche indicazione sui bagni e sui dormitori ma scompare presto dalla nostra vista per prendere la sua strada. Gli sarebbero state realmente utili le nostre informazioni?
- Arriva alla fermata un personaggio chiaccherone che presto si interessa alle nostre ali, vuol sapere quanto costano, si dimostra molto preciso in fatto di prezzi e cifre. Dice di aver 41 anni e di essere alto 2 metri e 1 cm. Una volta giocava a basket ma poi è stato mandato via dall’allenatore perché sorpreso a fumare negli spogliatoi, così ora si limita a fare il tifoso per la squadra più forte (che è furbo lui!) la Fortitudo. Ci racconta che è stato in guerra e che gira l’Italia a piedi, i treni costan troppo! Oltre alla sua chiacchera inarrestabile noto che porta un apparecchio acustico, forse non c’entra nulla ma lo associo al forte rumore di ruote d’acciaio di cui ci parla...
- Raccogliamo numeri da giocare, il 2 e il 5, le età dei due bambini della simpatica coppia che aspetta il bus alla fermata del 13 e del 14. Una signora ci insegna un passo di Cià cià cià e ci spiega che il ballo è apprezzato o dagli adolescenti o dai signori over 60, tesi destinata a essere presto smentita da un altro signore!
- Raccogliamo un elogio della VARIETÁ: “chissà fino a quando durerà la varietà?!”
- Ancora 2 ricette: rape e patate con peperoni pepacella e strozzapreti all’oro marsicano, piatto abruzzese, da accompagnare con genziana e gocce imperiali come digestivo. La fermata si trasforma all’occorrenza in una cucina fornita di tutti gli strumenti del mestiere! Virtualmente ci prepariamo una bella cena in compagnia con brindisi finale.
- Impariamo che il Codice Civile è qualcosa che, se studiato tutti i giorni, fa male!
- Ennesima richiesta di foto con le nostre ali ma non possiamo mica togliercele! Foto sì ma le ali rimangono qui!
- Concludiamo la serata con una canzone di John Frusciante, Hope, che ci canta al megafono il giovanissimo Roberto detto anche Il Bronzo, reduce da 32 senza dormire.

“Ma perchè hanno le ali?” “Ma perché sono gli angeli dell’autobus, pisquano!!”

Angel Bunny

lunedì 21 novembre 2011

Report 11/11/11 Angelo Tilo

Un clima stravagante ed un vento matto mi accoglie in una mattinata di sole talmente luminoso e intenso da farmi stringere gli occhi per mettere a fuoco l’ ambiente che mi circonda.
Non vedo torri o piazze della mia solita Bologna, ma mare e tante tante case una sopra l’ altra, senza lasciar respiro alle strade. Tantissime strade una sopra l’ altra come se una fosse da pilastro all’ altra, come se l’ una fosse di vitale importanza per l’ altra. Gru rosse e bianche che spuntano in questa unica macchia di costruzioni colorate e alla fine della macchia…. Il mare?!?
Ma dove sono e come ho fatto ad arrivare fin qui?
Genova?!?
E’ stato il vento forse a portarmi qui? E perché?
Forse non tutto accade per niente, forse c’ è un motivo speciale della mia presenza qui!!
Forse.. forse.. forse.
E’ inutile farsi domande, ormai ci sono! Buttiamoci!
I terrestri di qui sono diversi da quelli di Bologna, non di aspetto, si intende!!
Con il mio solito costume da “ copertura terrestre” mi perdo nelle vie che erano invisibili dall’ alto e con il naso all’ insù e lo sguardo molto interrogativo vengo individuata da tante persone del posto che, preoccupati per me, mi chiedono cosa sto cercando e mi svelano i segreti di una città che ancora non conosco ma che conoscerò presto e che, alla mia futura partenza, ne sentirò subito la nostalgia.
Ed è in un luogo dal pavimento rosso e con il tetto talmente vicini al cielo azzurro da toccarlo con un dito che incontro… Luciano, un Angelo del fango, che mi racconta una storia molto triste sulla città.
Da poco l’ argine del fiume si è rotto per le forti piogge provocate dall’ Omino della Pioggia, che questa volta si è addormentato per molto, molto tempo, dimenticandosi di chiudere i rubinetti del cielo, provocando disastri quasi irreparabili e aprendo a sua volta altri rubinetti… Rubinetti delle lacrime delle persone che si sono viste portare via macchine, case ed i loro cari.
Questo dolce Angelo del Fango è venuto da Imperia per aiutare quella gente a riparare, o per lo meno, a provare a riparare, i danni. Un Ligure brillante, simpatico ed intraprendente che ci impegna le poche giornate passate a Genova con il suo colorito senso dell’ umorismo e con il suo luminoso sorriso che ti promette sincerità e fiducia.
Ma prima il dovere e poi il piacere!
E’ sera.. e mi ritrovo in una strada che non conosco e che chiamerò la Galleria del Vento.
Ma per quanto vento ci possa essere, sono talmente fortunata che in 10 minuti terrestri mi ritrovo in Senegal, al caldo, in un villaggio vicino al deserto ma baciato dal mare. Su una piccola barca di legno un uomo anziano ed un bambino stanno pescando e nel volto del piccolo leggo l’ impazienza dell’ arrivo della sera, per poter gustare quel pesce appena pescato intorno ad un fuoco insieme a tutta la sua famiglia.
L’ autobus n° 9, mi viene a prendere il terrestre, riportandoci in modo un po’ brusco alla fermata della galleria del vento… Addio calduccio!!
Ma subito dopo incontro un ragazzo del Marocco che in modo spettacolare si mette a parlare con me in una cadenza genovese perfetta. Questo mi fa sorridere perché mi rendo conto che veramente tutto il mondo è paese.
Fino a qui tutto bene… fino a qui tutto bene… fino a qui tutto bene!
Visto che gli autobus continuano a portarmi via i terrestri, provo a farmi portare via anche Io!
Ma qua gli autobus sono diversi da quelli di Bologna, sono tutti colorati, nuovi e confortevoli con super- cuscini e tanta gente!
Un ragazzo inizia a fare indovinelli divertenti che oramai impegnano buona parte dei terrestri sull’ autobus. E’ qui che incontro Sumo, lui ci vive sugli autobus, và avanti e indietro tutta la notte, e non è un’ autista!
Ma ora l’ odore ed il sapore del mare è forte e mi avvolge come un lenzuolo invisibile riempiendomi di eccitazione e curiosità.
Siamo al porto!
Navi, battelli, tappeti di legno e… tanti fratelli e sorelle Angeli! Che belli! Ecco chi è stato a chiamarmi.
Davanti al porto si divertono a giocare con birilli, palline e diablo, facendoli provare ai passanti e …anche a me!
Un altro Angelo speciale invece guarda le stelle “ le nostre strade maestre”. Lui vuole molto bene alle stelle e sicuramente questo amore sarà reciproco. Probabilmente anche loro lo osservano dall’ alto con grande ammirazione.
E così, da persona a persona, da umano a umano, la serata si affievolisce e alla fermata in riva al porto restano racconti e risate che riempiono l’ aria come una nebbia fine e leggera che galleggia per poi disperdersi nei cuori di questi cari amici umani.
Ma non nei vicoli.
Negli stretti passaggi di una città che narra senza bocca e accarezza senza mani piccoli locali si animano di persone di tutto il mondo per incontrarsi e scambiarsi bicchieri di joie divertendosi con spensieratezza, per conoscersi e .. non lo so!!
Il mio tempo è scaduto e la mia nuvola mi chiama.
Il costume da Angelo incognito sparisce e mi spuntano le ali per riportarmi a casa.
Ora quello stesso vento che mi ha portato fin qui con forza mi porta via, con la nostalgia sospetta di quando sono arrivata saluto dall’ alto questa splendida macchia di costruzioni colorate, le sue gru, il suo mare e le sue splendide persone.


Piccola dolce e caotica Genova
che con i tuoi segreti
nascondi persone così care e speciali
agli occhi del cielo.
Perché la tua gelosia e possessione
nei confronti dei tuoi terrestri è così lecita?
E noi Angeli
che riusciamo a svelarti lasciandoti nuda
agli occhi di chi ti vuol sentire,
noi Angeli che mescoliamo le nostre piume
di mille sapori diversi
ma che insieme sprigioniamo un gusto unico
come l’ AMORE!


Angelo Tilo

Report Angelo Giacomo

Sabato sera io e AngeloAli siamo stati accompagnati dal millenario Angelo Floppy nel primo nostro volo di prova. I più esperti ci avevano già raccontato di una strepitosa umanità che le persone usano tenere nascosta ma che spesso non riescono a occultare alla vista di un angelo. Noi, che fino a quel momento non avevamo mai mostrato le nostre ali, accontentandoci di confonderci con le altre persone, faticavamo a crederci. Avevamo già utilizzato gli autobus in giornate troppo ventose per svolazzare tranquillamente da una parte all’altra della città ma mai ci eravamo accorti di questa umanità spesso nascosta dietro la copertina di un libro, intrappolata da un paio di cuffie o semplicemente oppressa da tante espressioni prive di sorriso, incapaci di accoglierla.
Quella sera tutto è andato diversamente, mostrare le nostre ali è stato sufficiente ad attirare l’attenzione di tutte quelle persone con una voglia di comunicare sfrenata, alla ricerca di qualcuno disposto ad ascoltarli in una gelida serata autunnale. Come qualcun altro ha avuto modo di osservare in precedenza, noi angeli non siamo che un catalizzatore di umanità. Le nostre ali funzionano un po’ come una calamita, in grado di attirare a sé tante storie, poesie, desideri e, inutile nasconderlo, anche tanti lamenti che, gli uomini, per qualche motivo a noi ancora ignoto, preferiscono solitamente tenere per sé. L’incredibile forza di attrazione delle nostre ali ci ha così permesso di incontrare i personaggi più disparati che ci hanno tenuto compagnia e ci hanno avvolto con quella umanità di cui eravamo disperatamente alla ricerca.
Una numerosa famiglia ecuadoriana ha avviato la serata riscaldandoci un po’ con il calore e la poesia della propria terra. Poco dopo un gruppo di amici provenienti da quei paesi compressi tra il deserto ed il mediterraneo ma ora perlomeno non più oppressi da dittatori senza scrupoli, ci ha esplicato una filosofia di vita molto affascinante che consiste essenzialmente nel non lamentarsi mai, poiché dire che le cose non vanno come dovrebbero, a quanto pare, non aiuta a risolverle. Uno di loro in particolare, scappato dalla guerra che sta distruggendo il suo paese, ci ha raccontato che anche qui in Italia sta affrontando diverse difficoltà e che è molto preoccupato per i suoi parenti ed amici ma, nonostante tutto questo, ci ha regalato più sorrisi di quelli che solitamente ci vengono rivolti in una settimana intera. Abbiamo poi scherzato un po’ con uno dei suoi amici che sosteneva di essere il cugino di un certo Gheddafi e che mostrandoci il trolley che portava con sé ci ha raccontato di essere riuscito a scappare appena in tempo dal suo paese, anche se, a giudicare dalle risatine dei suoi compagni di ventura, probabilmente la storia non è andata proprio così.
Nel frattempo autobus carichi si svuotavano di ragazzi che si preparavano ad una serata in centro e autobus vuoti si riempivano di donne e uomini esausti dopo una lunga giornata di lavoro, qualcuno troppo stanco per parlare e qualcun altro troppo stanco per stare zitto. Proprio come quel uomo che ci si è avvicinato come se gli avessimo dato un appuntamento e pochi minuti dopo ci stava raccontando di come quel suo lavoro gli sta stretto e di come allo stesso tempo è costretto ad accettarlo in silenzio perché un giovane umano ha bisogno di quello che lui guadagna, mentre sua moglie non riesce a trovare lavoro per via di un accento un po’ troppo esotico. Ci ha poi raccontato quanto lo faccia arrabbiare dover passare ogni sera, mentre torna a casa dal lavoro, davanti a decine di ragazze costrette a fare della strada la loro vita o a tante altre persone rannicchiate in un angolo di marciapiede cercando di sconfiggere il freddo. Non riusciva a capacitarsi di come si potesse permettere che delle persone vivessero in tali condizioni, cercava spiegazioni e noi angeli naturalmente non gliele abbiamo sapute dare, poiché questo è proprio uno di quegli aspetti della società degli umani che meno riusciamo a comprendere. Altri discorsi sono seguiti ed alla fine ci ha salutati poiché sperava di poter trovare ancora la moglie sveglia, per bere una cioccolata calda prima di dare il bacio della buona notte a quel bimbo per cui gli tocca lavorare tutto il giorno ma che raramente riesce a vedere quando è sveglio. Quel bimbo per cui sta mettendo da parte dei soldi, sperando che una volta cresciuto, avrà voglia di seguirlo in un paese dove le belle ragazze non hanno bisogno di lavorare sulla strada per sopravvivere. Noi gli auguriamo che un posto così esista ancora tra qualche anno o, ancora meglio, che quel giorno anche qui suo figlio possa avere un futuro migliore di quello che adesso lui teme. Poco dopo un altro uomo, affascinato dalle nostre ali, ci ha approcciato parlando di amore che sconfigge la paura e di cellule risvegliate in grado di far rivivere un organismo malato. Ci ha raccontato di un libro che parla di umani in grado di volare, proprio come degli angeli o delle aquile, se solo riescono a capire di non essere delle galline. Ci ha salutato con un abbraccio, stile giocatori di rugby e si è allontanato nella notte. Non sembrava interessato agli autobus, probabilmente era anche lui alla ricerca di calore umano in quella fredda notte.
La nostra serata è si è poi conclusa con le poesie di una vecchia signora, le canzoni napoletane di un emigrante nostalgico e le massime di un mendicante che, da quando gli spazzini vengono chiamati operatori ecologici, preferisce farsi chiamare artista di strada.
Quello che ci avevano detto era vero, dietro tutte quelle facce stanche ed annoiate c’è un fiume di racconti, di esperienze e di poesie pronti a riscaldare anche la più gelida serata invernale se solo attratte da un paio di ali, o da un sorriso.

Dalla Mia Finestra by Angel Step

Quando ero piccolo guardavo dalla finestra della mia stanza e vedevo le montagne di fronte, una vallata nel mezzo tutta verde con poche e sconosciute case, e un orizzonte che lasciava intuire un mondo immenso e da scoprire.
Poi sono partito. E ho incontrato tanti altri orizzonti. Ma ogni volta c'era sempre qualcosa più in là, qualcosa che lasciava intuire un mondo immenso e da scoprire.
Sono partito. E ho conosciuto tante altre persone, ho potuto guardare dalle loro finestre. Ci ho visto tante cose, e ogni volta era immenso lo stupore nello scoprire nuovi orizzonti.
Allora ho indossato un paio d'ali e ho così avuto accesso alle finestre di persone che non avevo mai incontrato prima. E sono rimasto a bocca aperta.
Cos'è una finestra? Un buco in un muro certo, ma anche un occasione nuova, una corsia preferenziale verso l'esterno. É preferenziale perchè la si può valicare solo con gli occhi, a volte con il cuore. “Da casa mia si vede un abbaino, e il tetto della casa” (Biagio, Genova), “io vedo la lanterna”, “vedo un po' di montagne”, “un albero di nespolo, con il rumore del tagliaerba” (Michele, Romagnano di Grezzano), “la mattina spesso c'è un forte cinguettio”, “alcune domenica mattina c'era la tromba registrata della caserma lì vicino” (Fabio, Verona), “sentivo in lontanaza il rumore di una macchina ogni tanto che passava” (Genova), “a Nervi sentivo l'odore del pitosforo”, “odore di caramelle” (Mosca).
Scopro che oltre agli occhi anche l'udito e l'odorato hanno questo potere, possono valicare le frontiere del ricordo. Mi chiedo: ma dove è rimasto il cuore? Il mio ha lasciato tracce indelebili sugli stipiti della mia finestra (sangue?), anche ora che hanno costruito altre case di fornte alla mia, intaccando indelebilmente la coerenza tra i miei ricordi e la realtà corrente.
Il cuore l'ho incontrato nelle parole di tante persone per le quali la finestra è occasione di libertà e ampio respiro. “Vedo il sole” (Flor Ramira, Repubblica Dominicana), “dalla mia stanza vedo la campagna e odore di erba” (Enrique, Ecuador), “dalla mia camera vedo mare e montagne”, “vedo il treno che passa”, “vedevo la campagna dalla cucina e potevo spaziare mentre lavoravo” (Rapallo), “io sento il vento che soffia” (Genova).
Ma per qualcuno la finestra è stata o è un'apertura verso un problema, un fastidio, un grattacapo: “io vedo gli aerei e li sento” (Linate), “dalla finestra di camera mia sento le macchine che non mi lasciano dormire” (Adinna, Genova), “vedo il traffico, poco perchè a S.Quirico non c'è nessuno”, “dalla stanza vedo l'Italsider” (Cornigliano), “dalla finestra sento l'umidità” (Genova). C'è anche chi ha peggiorato la propria situazione con gli anni, “profumo di erba tagliata, adesso odore di tubi di scarico”, “a casa mia vedo un palazzo mentre da bambina c'era il gatto che mi aspettava” (Genova). Si stava meglio quando si stava peggio. Qualcosa è cambiato, ma solo negli occhi o anche nel cuore?
Qualcuno riesce a viversi positivamente situazioni di possibile disagio, forse perchè da bambin@ è riuscit@ a lasciar correre il cuore dietro alla magia di quei mondi sconosciuti. “Vedo una ferrovia dismessa”, “dalla mia finestra sentivo il rumore dello straccivendolo, che scaricava e l'arrotino che affilava” (Genova), “quando ero piccolo c'era un'industria tessile che faceva un rumore forte e chi veniva a trovarci ci diceva -come fate a stare con sto rumore-...noi neanche ci rendevamo conto”, “quando ero piccolo c'era un fiume dove giocavo coi miei amici e un giorno alla settimana si tingeva di colore perchè c'era una fabbrica di vernici che lavava le cisterne. Per noi era una magia, tutti i venerdì, aspettare senza sapere di che colore sarebbe stato” (Mignanego). Ricordate? Si nascondevano anche dietro le mie montagne, oltre alla vallata verde, oltre alle case che ora tormentano la vista, con la sua voglia di lanciarsi a capofitto come soffio di vento di montagna.
“Dalla mia finestra sento il silenzio e ricordo le sbarre alle finestre, la gente mi diceva -fai il bravo sennò vengono e ti portano via-”. Infatti “ora vivo su una panchina e non ho più finestre” (Kamel, Tunisia). Quegli occhi, quelle orecchie, quel cuore forse aveva bisogno di spaziare. Quattro mura e un buco erano troppo poco per lasciar uscire l'urlo, la voglia di libertà, il bisogno di sentire l'aria sulla pelle. Ecco allora il nostro amico a dormire su quella panchina. Voi cosa vi eravate immaginati? Che fosse un barbone? Uno che ha fallito? Uno che ha perso tutto? Chissà, invece forse ha raggiunto il suo primo traguardo. Ora? Deve guardare avanti per vedere il suo prossimo obiettivo, che forse non ha mai neanche visto dalla sua finestra, ma forse lo vedeva quando aveva gli occhi chiusi. Boh, non ci è dato saperlo, siamo angeli mica indovini.
“Profumo di alberi, fiori” (Nigeria), “dalla mia finestra di Avignone vedo un alberello che mi fa sentire a casa” (Christoff), “mi immagino a letto ad ascoltare Pink Floyd”, “sento i ragazzi che giocavano in cortile e io scendevo con loro” (Napoli), “io mi svegliavo alle 5 a studiare, c'ero io con Bob Marley che anziché studiare scrivevo al ragazzo che mi piaceva” (Genova). Le nostre finestre ci hanno visto crescere, sanno tante cose di noi, sanno come renderci felici, a volte semplicemente facendoci vedere il lato bello della vita: “sentivo le urla delle madri che chiamavano i loro figli come un concerto” (Luca, Sicilia), “osservazione di chi passa, guardavo in particolare quelli che erano allegri”, “dalla mia stanza vedo un albero di fichi”, “io vedo un grande albero di castagne”.
C'è qualcuno che è arrivato a quell'immagine, quell'odore, quel suono, tanti anni dopo, perchè dentro lo stava inseguendo, anche se non lo sapeva. E c'è chi ci sta lavorando. Un lungo filo che ci riporta inevitabilmente a quel punto, a quell'ombelico. Corri corri, non sai dove vai, poi all'improvviso senti che c'è qualcosa messo nel posto giusto. Fermati, osservalo, tienilo con te. Ti riporterà a casa quando ti perderai.
“Immagino io bambino che gioco e piango”. Crescere ha il suo costo.
Beato chi dentro la finestra del suo cuore ha ritovato la via, o se stesso. “Dalla finestra vedo la luce” (Algeria). “Io vedo una scritta io sono Dizzy, che poi è il mio nome”. Beato lui, si è autografato il panorama, si è personalizzato la visuale, saprà sempre dove guardare quando si sentirà solo, perso, triste.
Dalla mia finestra cerco me stesso e dalle vostre ho contemplato il mondo, ho gustato i vostri ricordi e ho accarezzato i vostri sogni. É stato un bel viaggio, qual'è il prossimo?

giovedì 21 aprile 2011

Report 8 Aprile di Angel G

E' una serata caldissima di Aprile. Pare Luglio!
Slow angel, Street angel e Angel G. sono vestiti stile Matrix con una giacca di pelle nera che indossata fa piuttosto caldo.

Il tema della serata sono gli ODORI, ovvero nello specifico: cosa evocano gli odori? qual è l’odore che ti evoca ricordi? Qual è quello della tua infanzia? Un odore a cui sei affezionato?... etc.

I tre angeli simili a "corvi neri-biancalati" si accordano sulle strategie comunicazionali da adottare con le loro “vittime”. Street angel sarà l'intervistatrice.

Si avvicinano alla prima fermata dell'autobus. Angel G. parte alla carica per collaudare uno dei rompighiacci insegnati in palestra dall'Angelo del buon sconsiglio.

Le prime "vittime" inquadrate da G. sono una giovane "coppia" di venditori fiorentini posti presso la profumeria Duglas.
G. fa da icebraking, si avvicina al ragazzo della giovane coppia, osserva prima il cartello degli orari del bus, poi si rivolge alla vittima chiedendo "senta scusi, per Marte?"... poi prosegue con specifiche richieste di indicazioni necessarie – a suo dire - per spostarsi correttamente tra i pianeti del nostro sistema solare.

Il ghiaccio, ormai ridotto a vapore, consente l'intervista a Street angel. Il poetico risultato è che a Firenze per "ogni passo c’è una cacca di cane".

Si inserisce un indiano venditore di rose. Intervistato, lo stesso dichiara che il profumo che più gli piace è quello di rosa. Chissà se "rosa" è l'unica parola che conosce.

Quindi "I tre" si spostano ad una seconda fermata degli autobus sita in via Ugo Bassi.

Street angel apre la scena partendo ad intervistare tre tipici ragazzi iraniani : il primo ragazzo parla di una polvere profumata che viene spalmata addosso ad un bambino piccolo. Poi i tre iraniani, dopo essersi interrogati più profondamente, concordano sull’odore di mare, riferito al Mar Caspio, e all’infanzia passata nelle isole. In quel momento i tre pennuti – per un istante - sembrano incantanti, come se stessero volando sopra al Mar Caspio.

Partito l'autobus Street Angel, carichissima, si lancia su una coppia di filippini. Intervistati sempre sul tema riferiscono dell’odore della Sampaguita, meraviglioso fiore filippino, bianco come le ali di noi pennuti, e con cui vengono addobbate le chiese per i matrimoni.

Salutati i Filippini, i "corvi neri-biancalati" volano verso piazza Malpighi.

Qui trovano una coppia che subito cade vittima di Angelo G. Questa volta G. sperimenta l'icebraking del "CUCUPPURRA". G. apre con un "Ciao Ragazzi, avete visto il mio Cucupurra?.... mi hanno segnalato che è passato di qua". Quindi G. passa il testimone a Slow angel e Street angel. Stessa combinazione: Street angel parte con l'intervista della coppia. Sono dei Ragazzi di Trento che rimembrano il piacevole profumo di mele. Stanno piacevolmente al gioco, con un mix di stupore e divertimento.

Alla stessa fermata sono presenti dei francesi. Un ragazzo giovane, francese anch'esso, ma studente a Bologna, fa da traduttore ad un gurppo di anziani. Invocano i profumi dei piatti tipici bolognesi.
Slow angel parla in francese con loro. Angelo G. ascolta e annuisce anche se dal suo viso traspare chiaramente un espressione che lascia supporre la totale incomprensione della lingua.
Il ragazzo francese è catturato dai pennuti. Si informa su come poter diventare pennuto. Rimane a lungo con loro e solo dopo molto tempo – con po’ di rammarico - si allontana.

Slow angel, Street angel attraversano la strada per raggiungere la fermata opposta.
G. segue per proporre il solito schema. G. individua una preda facile. E' un ragazza che pare truccata da carnevale. Apre così: "ma tu sei una di noi!", e lei "si lo sono!". La ragazza di Taranto era appena stata ad una manifestazione contro lo sgombero di un centro sociale. Intervistata da Slow angel, Street angel, ricorda con affetto il profumo della torta di mele alcolica della nonna, pasta al forno e l’odore delle foto appena sviluppate dalla polaroid istantanea (quanto ci mancano le polaroid!!).

Si avvicina l'ora del rientro e l'energia dei pennunti è visibilmente in calo.

L'ultima tappa è in via Rizzoli.
Solito schema, G. ormai affezionato al Cuccuppura si rivolge ad un'intera fermata chiedendo chi lo avesse visto. Tra lo stupore della gente emerge una ragazza dicendo "l'ho mangiato io!". In quel momento il viso di G. tradiva due emozioni principali: lo stupore e la tristezza "povero Cucupurra! :( ".
La mangiatrice di cuccuparra e la sua coinquilina, entrambe studentesse, intervistate da Slow angel, Street angel descrivevano con rara premura i fiori di pomelia, ricordando il parco dove giocano i bambini. E poi ancora l'odore di fresie, di limoncelli e di agrumi, che dipingono il ricordo più ampio del territorio natale.

Salutate le due ragazze e concluso il loro turno i pennuti rientrano stanchi ma felici alla base.

domenica 3 aprile 2011

Il mondo in un autobus Report 30.03.2011

Atmosfera frizzante e rilassante allo stesso tempo. La Primavera la chiamano, gli uomini.
Il signore che ci spiega che il vero tortellino è in brodo e di Imola.
La signora filippina, così solare, che mi spiega quant'è bella la sua terra, ma là c'è “caos”, la guerra.
Le due signore dalla Repubblica Ceca venute per la fiera del Libro, che ci ascoltano incuriosite.
AngelFrato che pensa stia parlando ceco, quando invece era inglese.
AngelFrato che prova a recuperare dicendo che il mio inglese non è male. Inutilmente.

Prendiamo l'autobus 14, entrambi un po' emozionati. Non abbiamo molta esperienza di autobus, ma il sorriso e il saluto caloroso del padrone di casa sono già una bella accoglienza.

Io, che leggo una poesia sul sorriso. Qualcuno che, timidamente, dice che il sorriso arricchisce se è vero. Il bambino che conosce cappuccetto rosso, giallo e anche quello verde. AngelFrato che sostiene la mia poesia con le sue battute e la fa sorridere davvero, la gente.
Più avanti un signore che è venuto da Milano a trovare degli amici, non sa bene dove scendere, ha pochi punti di riferimento. Quanti bastano per permettere al ragazzo pakistano accanto di sapergli dire con esattezza quale fosse la sua fermata.
Capolinea, rimaniamo in 4: 2 angeli, un ragazzo, forse sudamericano, che scopriremo essere un marziano da Venere (caso davvero particolare), e un altro ragazzo qualche seggiolino distante, che quindi, risulta essere l'unico rappresentante umano.
Chiediamo al marziano venerino che ne pensa degli uomini: ci parla del valore della fratellanza che non c'è più, del ruolo micidiale dei mass media, delle guerre che portano sofferenza, delle potenzialità che l'uomo ha per costruire un mondo migliore ma che non sfrutta, della cultura, dell'arte, della poesia come tesori da conservare, della Ginestra di Leopardi, che si piega ma sa reagire e ricrescere.
Ascoltiamo con attenzione e poi chiediamo, a questo punto, un parere all'unico rappresentante degli umani presente. Conferma e si ritrova in quella descrizione, ma forse ha un po' più di ottimismo.
Iniziano a parlare, ce ne andiamo e nemmeno se ne accorgono. Mi volto, per guardarli ancora una volta, mentre ognuno, rimasto al proprio posto, è sporto verso l'altro per discutere su un autobus di quei temi, così esistenziali.
In poco tempo l'autobus è un'altra volta pieno.
I ragazzi del calcio a 7, che hanno appena finito gli allenamenti e ci insegnano che il gioco del frisbee giocato in squadra si chiama Ultimate.
La signora, forse indiana, con una bella sciarpa colorata che sorride timida e tiene lo sguardo basso.
Il signore anziano bolognese che mi chiede di leggere velocemente la poesia, che se la vuol sentir tutta e poco dopo deve scendere. I ragazzi accanto che sorridono.
Un'umana, ungherese, che torna a casa dopo una giornata di pulizie e incuriosita mi chiede chi siamo.
L'abruzzese ormai da 40 anni a Bologna che lavora con ragazzi disabili e che vende i prodotti frutto del loro lavoro. La soddisfazione nel suo sguardo e il commento sul film “Si può fare”.

Via Rizzoli, uno sguardo veloce con AngelFrato e decidiamo di scendere e di rientrare alla base.
E quel pullman riparte, e con lui sapori, ricette, profumi, ideali, sguardi diffidenti, sguardi accoglienti, culture diverse, paesi, età, emozioni, sensazioni...mi ricorda una canzone che diceva più o meno così:

“...e i più bei tesori che porti al ritorno, son questi tuoi occhi che hanno visto il mondo.”

Buonanotte cari umani,
AngelFla

In viaggio con AngelFla


Atmosfera frizzante e rilassante allo stesso tempo. La Primavera la chiamano, gli uomini.

Il signore che ci spiega che il vero tortellino è in brodo e di Imola.

La signora filippina, così solare, che mi spiega quant'è bella la sua terra, ma là c'è “caos”, la guerra.

Le due signore dalla Repubblica Ceca venute per la fiera del Libro, che ci ascoltano incuriosite.

AngelFrato che pensa stia parlando ceco, quando invece era inglese.

AngelFrato che prova a recuperare dicendo che il mio inglese non è male. Inutilmente.



Prendiamo l'autobus 14, entrambi un po' emozionati. Non abbiamo molta esperienza di autobus, ma il sorriso e il saluto caloroso del padrone di casa sono già una bella accoglienza.



Io, che leggo una poesia sul sorriso. Qualcuno che, timidamente, dice che il sorriso arricchisce se è vero. Il bambino che conosce cappuccetto rosso, giallo e anche quello verde. AngelFrato che sostiene la mia poesia con le sue battute e la fa sorridere davvero, la gente.

Più avanti un signore che è venuto da Milano a trovare degli amici, non sa bene dove scendere, ha pochi punti di riferimento. Quanti bastano per permettere al ragazzo pakistano accanto di sapergli dire con esattezza quale fosse la sua fermata.

Capolinea, rimaniamo in 4: 2 angeli, un ragazzo, forse sudamericano, che scopriremo essere un marziano da Venere (caso davvero particolare), e un altro ragazzo qualche seggiolino distante, che, quindi, risulta essere l'unico rappresentante umano.

Chiediamo al marziano venerino che ne pensa degli uomini: ci parla del valore della fratellanza che non c'è più, del ruolo micidiale dei mass media, delle guerre che portano sofferenza, delle potenzialità che l'uomo ha per costruire un mondo migliore ma che non sfrutta, della cultura, dell'arte, della poesia come tesori da conservare, della Ginestra di Leopardi, che si piega ma sa reagire e ricrescere.

Ascoltiamo con attenzione e poi chiediamo, a questo punto, un parere all'unico rappresentante degli umani presente. Conferma e si ritrova in quella descrizione, ma forse ha un po' più di ottimismo.

Iniziano a parlare, ce ne andiamo e nemmeno se ne accorgono. Mi volto, per guardarli ancora una volta, mentre ognuno, rimasto al proprio posto, è sporto verso l'altro per discutere su un autobus di quei temi, così esistenziali.

In poco tempo l'autobus è un'altra volta pieno.

I ragazzi del calcio a 7, che hanno appena finito gli allenamenti e ci insegnano che il gioco del frisbee giocato in squadra si chiama Ultimate.

La signora, forse indiana, con una bella sciarpa colorata che sorride timida e tiene lo sguardo basso.

Il signore anziano bolognese che mi chiede di leggere velocemente la poesia, che se la vuol sentir tutta e poco dopo deve scendere. I ragazzi accanto che sorridono.

Un'umana, ungherese, che torna a casa dopo una giornata di pulizie e incuriosita mi chiede chi siamo.

L'abruzzese ormai da 40 anni a Bologna che lavora con ragazzi disabili e che vende i prodotti frutto del loro lavoro. La soddisfazione nel suo sguardo e il commento sul film “Si può fare”.



Via Rizzoli, uno sguardo veloce con AngelFrato e decidiamo di scendere e di rientrare alla base.

E quel pullman riparte, e con lui sapori, ricette, profumi, ideali, sguardi diffidenti, sguardi accoglienti, culture diverse, paesi, età, emozioni, sensazioni...mi ricorda una canzone che diceva più o meno così:



“...e i più bei tesori che porti al ritorno, son questi tuoi occhi che hanno visto il mondo.”



Buonanotte cari umani,

AngelFla

martedì 8 marzo 2011

TORNANDO A VOLARE

Sarah Angela e Angelo Andrea scendono lungo Via San Lorenzo con le Ali incerte e palpitanti: è l’emozione e la paura dell’attore che non sale sul palco da un po’ e non sa più se reggerà la scena. Cerchiamo di distrarci, facciamo a gara su chi è reduce dalla giornata più faticosa, respiriamo a pieni polmoni un’aria carica di euforia, smaniosi di scoprire come ci accoglierà Genova, dopo tanto tempo. La prima risposta ci piomba addosso come una simpatica beffa: il nostro camerino (una vecchia cabina telefonica adiacente alla fermata di Caricamento) è stato divelto. Non esiste più, lavori in corso. Ci scappa da ridere, il messaggio è inequivocabile: da stasera i vecchi punti di riferimento non valgono più, partite dal vostro smarrimento, vi darà più forza che qualsiasi rassicurante tracciato di briciole.

Non facciamo in tempo a metabolizzare, che una tromba d’aria ci prende per le ali e ci trascina via, in un viaggio più lungo e per terre più lontane, forse, di quanto fossimo pronti a scommettere.
Sul primo autobus due strani figuri ci chiedono chi siamo, con la bonarietà un po’ rozza di chi forse a questa domanda non ha mai saputo rispondere. “Noi siamo angeli” - “Ah sì?? Noialtri ci abbiamo provato a bussare lassù, ma ci hanno rimandato indietro con un calcio nel sedere. In realtà neanche quaggiù ci hanno voluto. Non siamo abbastanza buoni per il Paradiso e non siamo abbastanza cattivi per l’Inferno. Solo in via del Piano 2 ci vogliono.” Attaccano a parlare di giustizia e di leggi, umane più che divine, di carcere e di processi: mostri ciechi e autocompiacenti che sanno inghiottire solo prede facili e innocue, trascurando le vere cancrene di una società che non va certo a rotoli per colpa di cristi come loro. Il Gatto e la Volpe giocano a palla con l’indignazione come il cielo e gli inferi giocano a palla con loro, coinvolgendo le nostre menti in una Maratonda di pensieri gravi e irrisolti. Neanche il motore del bus in partenza varrà ad arrestare quel cerchio frastornante di ingenui ammonimenti: stanno per partire, ma a fine serata li rivedremo scendere da quello stesso autobus su cui si erano allontanati. Forse, lì dove erano diretti non li avevano voluti. “Comunque siete una bella coppia, siete fidanzati?” - “No, gli Angeli non si fidanzano!” - “Ah. E di cosa vivete??” Hanno ragione, che discorsi! D’amore si vive, d’amore si vola.

Tre ragazze ci richiamano dal nostro temporaneo stordimento, con la freschezza e l’entusiasmo di cui avevamo bisogno. Tra coriandoli, caramelle e risate generose scatta la caccia ai ricordi: di quando Erika è caduta dalla bicicletta procurandosi una piccola cicatrice al sopracciglio sinistro, di quando Angela ha rubato la sua prima sigaretta al pacchetto di Benson Gialle di sua madre. Deborah ci presenta poi un suo amichetto che le ha appena raggiunte: Jonathan, sedici anni, nato a Palermo e arrivato a Genova quando di anni ne aveva quattro, “il perché lasciamolo stare, brutte storie”. Hanno fatto amicizia nientemeno che sull’autobus, muovendo la testa a ritmo di musica e scambiandosi risate d’imbarazzo: la verità è che noi Angeli scendiamo tra le persone per riscoprire ogni volta che le ali in spalla le abbiamo tutti.
Dobbiamo solo averne cura e non permettere a nessuno di tarparle.

Un uomo, sudamericano, ha subito gravi danni alle sue ali, e gli effetti collaterali sono micidiali. Si volta a guardare sprezzante la stretta di mano tra noi e Samba, un ragazzo africano che ha risposto con gioia al nostro primo cenno. Quando tento di estendere il saluto anche a lui, la reazione è una sferza: “So benissimo, signorina, che lei adesso mi saluta perché è vestita così e siamo davanti a tutti. Ma se la incontro domani o tra vent’anni per la strada, lei non mi saluterà e non mi riconoscerà. Io odio Voi, la vostra finta nobiltà. Mi dispiace ma è così, voi italiani siete questo, siete falsi e mafiosi. Il mio nome? E’ troppo difficile, non glielo dico. Ho fatto il conto: sa quanti giorni della mia vita ho persi per spiegare il mio nome agli altri senza venirne a capo? Centoventidue! Non ne sprecherò un altro.” A nulla valgono le proteste di Samba (“Se qualcuno mi saluta io lo saluto!”), né il mio agguerrito proposito di placare i sentimenti di quell’uomo. La donna per cui è venuto in Italia l’ha tradito; il negozio che era riuscito ad aprire, è stato costretto a chiuderlo a causa delle richieste di pizzo. “Sì, anche qui a Genova, altro che sud!” La sua voce avrebbe un suono calmo e garbato, a non capire le parole affilate che scaglia, ma quegli occhi sottili puntati su di noi stillano un odio e un disprezzo tanto intensi, che non riusciamo ad arginarne il corso. Il bus è partito, io vorrei aspettare la fine di quell’invettiva furiosa, perché tutti i sentimenti meritano accoglienza. Ma la fine non arriva e alla seconda fermata Angelo Andrea mi ricorda che dobbiamo scendere. Saluto l’uomo che il suo nome è stanco di dirlo, lui mi guarda col trionfo negli occhi, perché vede nella nostra fuga apparente la conferma di ogni sua parola. “Sì, certo, dovete andare. Andate, andate!” Non ho fatto in tempo a smentirlo. Strada facendo raccolgo la rabbia, pensando per la prima volta a quale onore e quale onere sia, essere un Angelo Italiano.

Un po’ malconci e doloranti saliamo sul terzo bus della serata, senza immaginare che anche qui sopra rimarremo a partenza effettuata, per due o tre fermate. Il tempo che Joel si tolga gli auricolari dalle orecchie e possa scrivere sul mio quaderno di volo una sua poesia, in spagnolo, che arriva dritta al punto:
Se un giorno hai bisogno di ammazzarmi
Non hai bisogno di un pugnale
Né di mandare qualcuno ad uccidermi
Se soltanto mi dirai ti odio
La mia morte sarà fatale.
Queste parole, provvidenziali, piovute dalla penna di un ragazzetto vispo e irriverente, lasciano senza fiato noi due Angeli di mala fede: non ci eravamo ancora arresi all’idea di essere capitati in un luogo e in un tempo stregati, dove la nostra apparizione alata non era che una delle tante, in mezzo a uno stormo molto più vasto di quello che ci ha partoriti.

Rifiuto e calore ci inseguono, in un vortice di incontri che si parlano tra loro, e noi non possiamo che stare al gioco, polmoni gonfi, orecchie tese, piume sudate nonostante il freddo gelido. Un altro viaggio ci attende, questa volta su invito di Davide: “Dai, salite con me, questa sera voglio offrirvi da mangiare.” Gli Angeli non mangiano in servizio, ma lui ci vuole al suo fianco e noi lo seguiamo fino a Dinegro: nel frattempo un’altra pagina del quaderno si riempie, con una mano gigante che incide sul pianeta Terra le iniziali “S. A.” (Sarah Angela), e con altri versi, “di lacrime e di sorrisi perduti”. In un primo momento, Davide ci ha rivolto sguardi e parole compassionevoli: “Per andare in giro vestiti da Angeli vuol dire che non avete proprio niente da fare. Quanti anni avete? Di che quartiere siete?” Da dove viene lui, non c’è posto per certi sognatori. “Non pensate male, io sono buono, ma tanto il mondo non apprezzerà mai la gente come voi. Non arriverete mai da nessuna parte.” Mentre lo dice, guarda i nostri occhi come guardandosi allo specchio, e questo basta a chiarire l’equivoco: lo scherno malinconico a cui sottopone noi e se stesso cela una comunanza d’anime più profonda e più fertile del terreno arido su cui è abituato a camminare. Thor è il suo nome d’arte, è perito chimico ma lavora come operaio e buttafuori, addestra cani a cui dà i nomi delle divinità greche, ci parla di mitologia scandinava, scrive poesie e rimpiange tra i denti di non essere nato “con il culo al caldo”. “Come Moreno, lo conoscete?” - “Sì, lo conosciamo” (bugia) - “Ecco, è sempre stato sul cazzo a tutti”. Io e Angelo Andrea annuiamo comprensivi, a quanto pare Moreno è il nome di chi fa girare il mondo nel verso sbagliato, tanto basta per conoscerlo, e conoscendolo lo si allontana.

Una bella scarpinata ci aspetta per tornare al nostro posto di combattimento, un senso di vertigine accompagna i nostri passi. Siamo saturi, increduli, storditi. Fortuna che a Caricamento arrivano i rinforzi: Angelo Floppy chiude il volo con noi in bellezza, giocando, ridendo e suonando, in compagnia degli ultimi passeggeri della serata.
Solo quando scocca la mezzanotte, ricordo di avere un occhio verde disegnato sulla guancia. Quella mattina mi ero svegliata con la congiuntivite, e avevo paura che due occhi malconci non mi bastassero per volare ad alta quota. Peccato che me ne fossi completamente scordata. L’avevo lasciato lì in disparte, a spiare la serata a mia insaputa. Sarà mica stato lui a smuovere quel turbine di vite attorno a noi? Svelato il mistero…Per un istante lascio aperto solo lui, affidandogli così il bottino di ricordi raccolti.

Sarah Angela

domenica 27 febbraio 2011

Volare

Scoprire quant’è bello non avere paura di uno sguardo.
Lo spazio fisico ci separa, ci distingue
In mondi ben protetti da strati di pelle, di carne e di coscienza,
antichi e resistenti quanto maestose fortezze secolari.
Ci arrestiamo a contemplarle, e sono alte:
è incanto, è sgomento, è attrazione, è paralisi.
Ed ecco che qualcosa duole e protesta nel nostro corpo
in bilico tra sé e il fuori:
sono le ali.
Stanche di non battere, affaticate dall’apnea,
vogliono tentare quel salto vertiginoso:
l’incoscienza rivoluzionaria del parlare,
la dolcezza dell’assalto, nostro e loro,
la conquista della linea d’aria che corre tra due respiri.
E non facciamo in tempo a prender le misure,
che terre lontane si toccano, in un aprirsi di palpebre.

Angel Sarah

mercoledì 23 febbraio 2011

Report di AngelDust del 16 Febbraio

FERMATA: Via Rizzoli

ANGELI: Angel Dust, Sabrina, Alessandro, Maria Chiara

CONDIZIONI: serata non fredda, fermate poco frequentate

PERSONE CONTATTATE: tra i tanti in particolare un clown di strada, un signore tunisino, madre e figlio filippini, un ragazzo del Senegal, una ragazza che lavora al MamBo, un marionettista, una studentessa di Medicina e tre ragazze capoverdiane.
il clown è triste: scende dall’autobus, si ferma davanti a noi e ci squadra incuriosito. Poi riconosce una comunità di intenti e si sfoga.
“Bologna è cambiata” – ci dice amareggiato e con gli occhi umidi – “la gente mi evita e nessuno mi dà più nulla…ma io non elemosino nessuno, voglio solo che riconoscano la mia arte”, un arte che secondo il clown triste “dovrebbe essere insegnata nelle scuole, ma sta scomparendo!”.
Lo convinciamo a non mollare e provare ancora a divertire la gente, come fa da 30 anni.
Incontriamo poi un signore tunisino che dice di non avere il biglietto del bus, né tantomeno i soldi per acquistarlo…ci chiede se vendiamo biglietti, ma noi siamo solo angeli!
Ci domanda cosa ne pensiamo della situazione politica italiana…secondo lui è pessima e le cose sono destinate solo a peggiorare: “dagli occhi della gente si capisce che c’è qualcosa che non va!”.
Incontrare persone malinconiche mi fa pensare che c’è sempre più bisogno di angeli.
Una ragazza ha in mano un voluminoso quaderno zeppo di appunti: incuriosito mi avvicino e provo a comprendere qualcosa: mi dice che è bio-meccanica podologica e domani ha l’esame; le dò carta bianca, ma la esorto a leggerla solo dopo l’esame!
La ragazza che lavora al MamBo sta leggendo un libro preso in prestito presso la biblioteca della Sala Borsa: è un po’ stanca, ma appare felice di vederci per la prima volta (aveva sentito molto parlare di noi!).
Tre ragazze di Capo Verde devono raggiungere la stazione: sono allegre, spensierate e rapite dalle nostre ali, mentre di fianco a loro madre e figlio filippini attendono mesti il bus separati da una colonna metallica.
Poco più in là c’è un ragazzo senegalese dal sorriso contagioso: ci chiede un’informazione relativa ai bus e sembra entusiasta di parlare con noi.

REAZIONI ALLA NOSTRA PRESENZA: tutti molto desiderosi di comunicare

ATTIVITA’ SOCIALIZZANTI: conversazione, animazione, informazioni

Report di Angelo Bunny del 18 Febbraio

Chiacchere in via Rizzoli (prevalentem fermata 14-19) con Angelo Zac e poi con Angelo Milk. Angelo Bunny è in versione ciarliera e veggente: collaudata la danza propiziatoria dell'arrivo degli autobus azzecca 4 volte su 4 (con un margine di errore di 5 minuti) e quanti complimenti riceve...(esagerati)
incontri.
-Mastrogigi statua vivente raccatta soldi facendo delle "scemenze" e dorme in strada, odia la gente d'Italia che vota Berlusconi;
-un simpatico ragazzone-adulto sordomuto che esprimeva tutto tramite un sorriso. Per comunicare usavamo gesti e ci mostravamo oggetti: la cartina dei bus che gli ho regalato insieme al giornale, la carta d'identità e il cartellino di assistente civico (di Angel Milk);
-studenti Erasmus con cui comunichiamo in un finto spagnolo, un pessimo inglese, solo una parla italiano;
-mettiamo in relazione gruppi di ragazzi abruzzesi e marchigiani, un lavoratore pakistano e uno studente dell'Aldini afgano (ma quando salgono sul bus si siedono lontani);
-curiosa triade russa composta da una ventenne di 1,84cm e due ragazzi (di cui uno forse il moroso?). Da da da da da! La ragazza al solito è la più disponibile al dialogo (mi era capitato anche in un gruppo di ragazzi albanesi);
-abituè delle fermate che ci conoscono e gente che passa per strada guardandoci come fossimo matti (evidentemente non conoscono il servizio);
-2 bambini cui regalo il giornale. Alla bimba in assenza di altro provo a fare una barchetta di carta, fallendo in ciò le dono un becco d'oca che gradisce molto;
-gruppetto di ragazzini che diretto a rocckeggiare al circolo la Grada come anche una giovane coppietta;
-un gruppetto di ragazzine mi chiede di far qualcosa per la loro promozione senza debiti e soprattutto per l'aumento di 30 cent sul prezzo delle patatine (!);
-un ragazzo ci scambia per quelli dei Free Hugs.


Perchè la gente non crede che Angelo milk sia mio fratello?

martedì 22 febbraio 2011

l'angelo scambia storie



Venerdì 18 febbraio - via rizzoli

Serata stanca , pochi stimoli ...la gente se ne sta sulle sue e come sempre sei un nullla

non bastano le ali non basta il sorriso a volte non basta neanche un buonasera

direte cosa c'è da stupirsi

gli angeli non esistono

perchè dovrebbero considerarvi

sono quelli che vi parlano gli "strani" non viceversa.

Vabbè sarà così però

ho comunque avuto

qualche piccolo guizzo

alla fermata del 20 "la mia preferita"

ho chiesto dell'autobus 2405

l'autobus che passa una volta l'anno

e che porta i desideri a chi lo aspetta

mi hanno guardato stupefatti

allora non ero invisibile...

il signore del Bangladesh

non sapeva se ridere o preoccuparsi

la ragazza si rifugiava nelle cuffie

scrutando l'i-pod

poi ho spiegato meglio che era un'occasione da non perdere

e che bisognava esprimere un solo desiderio

ma in fretta perchè i desideri si esaurivano

e l'autobus passava

la ragazza voleva dire qualcosa....ma

non ne era sicura.

Il signore non aveva desideri anzi in realtà sì

trovare un altro lavoro

visto che il Tucano import-export era fallito.

La ragazza finalmente si decide

il desiderio è "Incontrare l'amore"

telefono per sentire se quel desiderio è ancora disponibile

mi dicono di sì

glielo comunico è contenta arriva il suo autobus

si è tolta quel viso crucciato

è ha accettato il mio gioco.

Comunque sul desiderio non ho barato

su quelli proprio non possiamo e si ricorderà di questa sera.

Ma la svolta arriva alla fermata del 14 una signora

carica di pacchi mi chiede se è duro il lavoro dell'angelo

le spiego come sto quella sera e le dico

che a volte le persone ci raccontano belle storie

come quella del pittore del gelo

la signora è interessata

allora gli dico che gliela racconto se lei ne

regala una a me

ci sta.

e dopo avere raccontata la mia che conoscete già.

Lei mi racconta di lei

e del suo hobby "gli origami"

e di come gli piace regalarli sulla metrò di Milano, dove lavora o sull'autobus a Bologna

mi racconta di una ragazza con le cuffie a cui aveva fatto

una splendida gru slanciata

glielo aveva data in mano

e lei l' aveva guardata

come se non gli piacesse

però dopo quando stava per scendere alla sua fermata

la ragazza l'aveva raggiunta

ringraziandola tanto

di quel lavoro fatto a mano proprio per lei

lei gli aveva spiegato

che il simbolo della gru

è un simbolo di longevità

e si erano salutate.

Che strano passaggio

la storia dell'angelo che cerca desideri

la storia dell'angelo che regala origami

e la storia di due ragazze con le cuffie

o forse era la stessa...chissà.

bella notte

grazie di tutto

AngelMir

sabato 19 febbraio 2011

Report 18 Febbraio di AngelFla

Sanremo angelico 2011


I ragazzi che ci invitano al sound system reggae e ci chiedono chi siamo.
Il sindacalista con la moglie e il bimbo in carrozzina appena tornati dalla manifestazione.
La ragazza che ha perso il pullman e aspetta quello dopo per andare a lavoro.
Il nostro compito stasera: accompagnare un gruppo di gran simpaticoni a casa.
Saliamo sull'autobus, il festival ha inizio.
Leggiamo alcune frasi di canzoni italiane chiedendo il titolo e il cantante e, perchè no, anche di
intonarcele...


De Gregori, Tiromancino, Battisti.


All'inizio un po' di timidezza che presto però si scioglie in sorrisi e voglia di giocare.
Il ragazzo che prende una piuma e ci spiega come il confine tra genio e pazzia sia sottile come
quella.
Il ragazzo che gli si avvicina e gli dice di fumarsi meno canne. Con il sorriso.
Il signore che vuole leggere una strofa anche lui, ma prima si deve mettere gli occhiali.
Scendiamo tra saluti e sorrisi. E quel pullman allegro riparte.
Arriviamo ad un'altra fermata, dove aspettiamo il bus che ci porterà dai nostri ragazzi.
Il brasiliano e il bengalese appena usciti dai corsi serali. E per fortuna che è venerdì, i corsi
finiscono un po' prima.
Un po' più in disparte un altro umano, con un mazzo di rose in mano. Lo salutiamo ci sorride ma
non si avvicina.
Saliamo sull'autobus, seconda parte del festival.


Battiato, Jovanotti, Fossati.


Questa volta il pubblico è poco preparato e in un battito d'ali siamo già scesi alla nostra fermata.
Arriviamo dai nostri ragazzi che ci iniziano a salutare e a urlare da lontano.
Risate contagiose, follia, dolcezza.
Questa volta il festival lo facciamo ripartire alla fermata, in attesa dell'autobus.


Laura Pausini, Ligabue, Gianni Morandi.


Si canta, si urla, si ride, si indovina.
Due umani in disparte si uniscono timidamente a questo nostro gioco e cantano, anche loro.
Saliamo sull'autobus e scendiamo per accompagnare la prima umana.
L'angolo di bronx a bologna.
Le scritte sul muro.
Le luci natalizie ancora sui tetti.
Il nostro gruppo canterino.
I due fidanzati del gruppo che rimangono sempre isolati in fondo. Per la mano.
La casa sulla ferrovia. La sua. Buonanotte boss, dall'animo allegro.
Si riparte, ancora tre umani devono essere riaccompagnati. Alla fermata si continua a cantare. E altri due umani “fuori dal gruppo” si uniscono.
Saliamo, inizia l'ultima parte del festival.


Piero Pelù, Carmen Consoli, Lucio Dalla.


Ormai, come in tutti i grandi festival, la tensione è alle stelle, c'è molta competizione. L'autobus si
divide in due fazioni che gareggiano. L'ala Anteriore è decisamente più ferrata. Ma quella
Posteriore non demorde. Tenta e ritenta e alla fine entrambe vincono un articolo. Il numero 6, per la
precisione. Della dichiarazione dei diritti umani.
Scendiamo tra i sorrisi e ci apprestiamo a riaccompagnare gli ultimi tre umani rimasti.
Il portone imponente e la sorella che l'aspetta su in casa. Buonanotte cara.
Il passaggio dal retro, ma al segnale fate tutti piano che sennò i vicini si arrabbiano. Buonanotte
caro (sussurrato).
La pallavolo, il calcio, il 6 contro 6 e con l'arbitro son 13, la depilazione, gli uomini, il mercatone 1
e la pam, il cinema, il portone di casa. L'ultimo della serata. Buonanotte anche a te, umana con la
rosa in mano.
Primo festival di Sanremo angelico 2011. Il vincitore è...


Il sorriso. Il vostro. Senza sviolinate, è davvero lui.


Buonanotte mondo,
AngelFla

Report di Volo di Angelo Maggi Venerdi' 11/02

È il secondo venerdì che torno a casa con un sorriso gigantesco!

Questa dimensione, l’autobus, è decisamente differente…!

È la magia del viaggio, entro il quale può succedere qualsiasi cosa..e si può raggiungere qualsiasi meta, presumibilmente inaspettata!

Tre signori del Bangladesh: uno zio e un nipote… e il cognato..tornano a casa dal lavoro, ma la stanchezza non gli impedisce di regalarci tre grandi sorrisi. Uno dei tre parla solo inglese anche se capisce un po’ di italiano, allora tento di imbarcarmi in un’arzigogolata discussione sul nostro mestiere di angeli, sulla difficoltà di trovare lavoro…sui giovani…

Le speranze di un ragazzo senegalese, appena approdato nella nostra matta città, si sente ancora spaesato e ci dice di non sentirsi accolto come vorrebbe! “Non mi piace questa città!”.. poi però nel parlare scopriamo che è un musicista, allora prende il cellulare e mette su un pezzo registrato da lui stesso. Ci fa dono della sua musica e la condivide anche col resto del bus… il novello disco-bus del venerdì sera..direzione corticella! Stanno lì ad ascoltare altri due signori algerini..sorridenti, disponibili..interessati.

D’improvviso, poi, ecco arrivare tre mamme con tre bimbi e i rispettivi passeggini e il resto della marmaglia… un manipolo di marmocchi scalmanati e divertentissimi..!
Per un attimo rimaniamo spiaccicati come pomodorini secchi sott’olio nel barattolo di vetro della conserva della nonna!!! Nell’ilarità generale dei bambini che osservavano questi giovani angeli districarsi nella bolgia infernale del trabiccolo danzante… cercando di resistere alle prodezze inclementi del cocchiere impazzito… si scatena una reazione inarrestabile di euforia! …e quel marmocchietto che prima sembrava quasi infastidito da queste presenze alate..adesso si presta ad un’improvvisazione musicale di fantasia senza eguali!! Lui alla batteria (tira su tutta la polvere della tappezzeria di quel sedile vetusto) io alla tromba… Siamo quasi ormai in via Rizzoli…rimane il tempo per abbozzare un discorso in una sorta di lingua inventata, ancora una volta immaginata - come quella musica che non esisteva ma che in quella dimensione aveva trovato il suo spazio per scrivere nuovi pentagrammi, quella specie di grammelot dal sapore vagamente afro, diventava un vero e proprio pidgin in cui sembrava che ci si capisse davvero!! Ci salutiamo allora nel nostro neo-dialetto arrivati alla fermata..e ognuno continua per la sua strada.
Ancora per poco più di mezzora si rimane a svolazzare in giro per le fermate di via Rizzoli…pian piano si raccoglie attorno a me e ad angelo Claire (mia compagna di svolazzamento per buona parte di questa avventura) un gruppo di signore che iniziano a parlare di piatti pugliesi… e prelibatezze calabresi…mentre dall’altro lato un paio di ragazzi assieme ad un’altra sorridentissima ragazza cominciano a parlare di vini…rossi, da carni arrosto succulente.. allo scoccare della mezzanotte li vedo salire sul cocchio di cenerentola, tutti insieme…appassionatamente…come una vecchia e navigata classe di liceo!!!

Che soddisfazioni sto venerdì ragazzi!! Proprio una gran serata..!

giovedì 3 febbraio 2011

Emozioni

Perchè emozioni...

Di ritorno verso casa ho ripassato gli attimi di questo magnifico volo...
le emozioni provate mi hanno dato un'energia
viva...una scarica e una ricarica....e la voglia di fare questo percorso...a
volte leggero...a volte intenso..con gli altri angeli....
Ma andiamo x gradi...
aria frizzantina...ma che dico frizzantina....fredda...anzi freddissima...
aspetto i miei...possiamo dire ANGELI CUSTODI...visto che sono ancora in
rodaggio???
Eccoli che arrivano...Angeloflò e Angelo...Marco....i TEMPLARI....le
COLONNE....
due angeli davvero speciali...e mi rendo conto dopo pochi minuti che oggi non
è un giorno come tutti gli altri....
Loro donano il loro sapere e io lì a raccoglierlo a piene mani...
e....subito ci lanciamo in picchiata....fermata Via Rizzoli...gente che
aspetta...
il saluto è d'obbligo... la gente ci sorride....è aperta e ci accoglie
serenamente...
molti ci conoscono già,
e chi non ci conosce,
comunque non è indifferente a quest'aria serena....ma.....ecco che le mie due
colonne
che agiscono...e con grazia e maestria accolgono un ragazzo un pò alticcio...
con tanta voglia di far chiacchiere....
ahimè...ahimè...ahimè...non so perché ma mi sento sotto esame...ho lo stomaco
che si sta attorcigliando...
Proseguiamo verso la fermata vicina e anche lì grandi sorrisi e saluti...
camminiamo ancora...incrociamo una coppia
e dopo qualche passo..la ragazza ci urla di andare più avanti sull'altro lato
della strada che c'è un ragazzo che ha bisogno d'aiuto...un attimo e siamo
lì... vicino a lui.....
Cosa vedono i miei occhi...un casco per terra...un portafoglio poco lontano
e...
il ragazzo che faceva una gran fatica a stare in piedi...
io a dir poco impietrita e invece i miei colleghi Angeli già all'opera con le
parole e con i fatti...
Non preoccuparti," ti aiutiamo noi...facciamo un pò di strada insieme e se
vuoi ti accompagniamo"...ma dove??
Lui ha un motorino ma in quelle condizioni è meglio non lasciarlo andare....
decisione saggia...
chiamiamo un'ambulanza....e nel frattempo che aspettiamo cerchiamo di far due
chiacchiere...
attimi intensi...il ragazzo reagisce bene al nostro incontro...in un modo o
nell'altro riusciamo ad attirare la sua attenzione...dobbiamo solo cercare di
trattenerlo fino a quando arrivi l'ambulanza....
ma in un attimo si è spezzato l'incantesimo... non c'è più...
chissà cosa gli ha fatto cambiare idea....chissà in quel momento cosa avrà
pensato...
lo abbiamo rincorso per un pò...ma lui continuava a correre...fatto sta che è
andato via...
ci ha lanciato una benedizione e non lo abbiamo visto più...cosa potevamo
fare...il nulla...lui ha scelto così...gli avevamo dato la possibilità di un
posto caldo dove stare per la notte... ma lui ha scelto così...
attimo di tristezza... mi si stringeva il cuore....
Torniamo verso la piazza e lì cosa troviamo???
Un ragazzo in bicicletta rossa, scettico, che ci chiede informazioni...su di
noi Angeli...
Chi siamo, cosa facciamo,perché lo facciamo.......
e dopo di lui un altro e poi un'altro...siamo quasi circondati da tante
biciclette...
I miei templari non si sottraggono e riescono anche a far incuriosire questi
ragazzi....chissà se li ritroveremo al nuovo corso...sembravano interessati, e
non più scettici..mi auguro di sì......li salutiamo e continuiamo il giro...
ancora pochi passi....e una ragazza ci viene incontro..." abbiamo bisogno di
fare una telefonata...non abbiamo più soldi nel telefono e abbiamo perso
l'autobus"....non c'è problema...
e tra una battuta e l'altra risolviamo i loro problemi...
Ritorniamo alla fermata di via Rizzoli...stasera gente allegra...
non c'è bisogno di fare aggregazione è già un gruppo...e io li guardo e
sorrido...
Cosa dire adesso...seratina eccitante???
Non so voi ....ma io in questo attimo di tempo...sì... mi è sembrato un
attimo...
ho assaporato la gioia di donare.... e di ricevere...EMOZIONI.....

Ringrazio i miei TEMPLARI...anche se hanno deciso di buon accordo di non
volare più con me...

A presto AngeloPek.

Report Angelo Mi del 26 Gennaio

Mercoledì 26 gennaio volo sopra la stazione di Bologna.
Per me la prima volta con angelo dust e angelo slow.

1. fermata
Ciao ragazzi, sapete chi siamo?
Certo, risponde il primo ragazzo, siete gli angeli alle fermate!
Come mai ci conosci?
Mesi fa, quando ho deciso di venire a studiare a bologna ho googleato e siete usciti anche voi, ho visto il video su di voi.
Ti piace bologna?
Eh sì, qui è bello studiare…io vengo da Napoli.
Ma anche Napoli è bella
Eh certo!

Freddo, umido, le nostre ali sono fredde

2. fermata ore 22. 30
Un uomo e una donna sui sessanta con un borsone .
Arriviamo con le nostre ali e il signore ci guarda incuriosito.
Buonasera, come mai a Bologna?
Mia moglie è venuta qui per fare una visita medica e ora ritorniamo a casa con il pullman.
Dove ritornate?
A Potenza.
A che ora partite?
A mezzanotte e mezza.
E aspettate qui fuori, con questo freddo?
Il signore comincia a raccontarci di Bologna, dell’albergo, della cucina bolognese, “troppo fantastica”, dei vari mestieri fatti nella sua vita …
Il signore è molto simpatico, fa molte battute, anche la signora sorride e partecipa alla discussione come può, in competizione con il marito dominante… ma dominante in modo affettuoso.
La loro allegria ci contagia, non sentiamo più il freddo e l’umidità.
Ma non sentite freddo?
Siamo appena usciti da Mc Donald… non possiamo stare lì tutta la sera…
(perché no, mi chiedo io?)
Ma c’è la sala d’aspetto della stazione..
Ma noi là non ci andiamo… c’è odore… ma Lei c’è stata?
Penso al mio giretto fatto un’ora prima e devo dargli un po’ ragione…
Mentre aspettavo angelo dust e angelo slow ho fatto un piccolo volo nella sala d’aspetto, la famosa sala d’aspetto, ho ripensato a quel tragico 2 agosto 1980.
Ho visto la lapide per l’ennesima volta,
2 AGOSTO 1980 VITTIME DEL TERRORISMO FASCISTA.
Ma questa sera , mi sono letta tutti i nomi e i cognomi, uno per uno degli 80 morti di quel giorno d’estate.
Leggendo i nomi e le date di nascita mi sono immaginata le famiglie, le parentele e il dolore di tutte le persone rimaste, un dolore che so non andrà più via.
Poi ho cominciato a camminare dentro la sala e anche lì sono partiti i film sulla vita di quelle persone. Perché erano lì…da dove venivano, dove (non) andavano…
Un insieme di umanità che si trova in uno spazio comune con tante storie diverse, dai senza tetto (in maggioranza) a qualche viaggiatore seduto lì dentro x non stare al freddo.
Parliamo e scherziamo ancora un po’e poi ci congediamo. Auguriamo buon viaggio.
Il signore mi dà la mano, una mano calda calda, grossa e avvolgente, me la faccio stringere ancora un po’ e volo via con quella bellissima sensazione di calore

Le ali si stanno scaldando, il resto un po’ meno…

3. fermata ore 23.00
Attraversiamo la piazza e andiamo verso tre valigie rosse, piacevole macchia di colore in quella serata grigia.
5 donne sedute sulla panchina che aspettano l’autobus…
E invece no, non aspettano l’autobus, aspettano il treno delle 23 e 57 per Lecce.
Una donna con due figlie e due nipoti. La signora ci aggancia subito, non abbiamo il tempo di fare la solita domanda, è lei che ci chiede chi siamo, ci racconta che loro sono venute a Bologna per una visita delle figlie al Rizzoli.
La signora parla, chiede, commenta, le ragazze ascoltano…
Ma perché non venite a Lecce, d’estate? La sera, al mare, in spiaggia…
Bella l’idea della trasferta estiva , anche gli angeli possono andare in vacanza, al mare?
Mentre parliamo con il gruppetto delle valigie rosse, arriva un ragazzo alto, giacca di pelle, bottiglia di birra in mano, che chiede due euro.
Noi angeli ovviamente non abbiamo soldi con noi, noi non li usiamo…
La nostra signora comincia a interagire con molta naturalezza con il ragazzo lievemente aggressivo, lo gestisce alla grande… ecco un’altra donna forte, ce ne vorrebbero tante così.
Dopo un po’ salutiamo le donne, gli auguriamo buon viaggio di ritorno.
Arriveranno a Lecce l’indomani alle 8 e 30. Passeranno la notte in treno, m’immagino che il viaggio di questa famiglia tutta femminile sarà bello.

Il nostro turno sta finendo e chiudiamo il giro delle fermate nella piazza della stazione.

Ali caldissime, il resto sempre più ghiacciato.
4. fermata ore 23 20
5 mujeres de Barcellona, giovani, belle, allegre, piene di vita.
Sono a Bologna per quattro giorni, 5 studentesse di economia in mini vacanza.
Se habla español, o meglio improvviso uno spagnolo maccheronico.
Le ragazze devono andare in via Saffi, ci accorgiamo che alla fermata c’è anche un ragazzo, un bel ragazzo che sta in disparte. Tenta, da lontano, di dare delle indicazioni sugli autobus, così , anche grazie a noi angeli, le 5 mujeres e l’hombre ( che ci dice di essere marocchino) cominciano ad interagire.
È ora di lasciarli, ormai hanno fatto amicizia.

Chiuso il giro della piazza mi viene in mente come sarebbe bello se al centro della piazza ci fosse un cupola trasparente con tanta luce , con dei bei divani di tutti i colori, con dei buffet a disposizione della gente che deve aspettare un treno, un pullman…

Anche oggi il turno è finito.
Nella mia casa di angelo mi porto:
il sorriso del ragazzo di Napoli,
la stretta si mano del signore di Potenza,
la grinta della signora con le donne delle 3 valigie rosse,
l’idea degli angeli al mare tutti vestiti di bianco con delle ali lucenti,
le 5 mujeres
e il sogno di una cupola luminosa dove aspettare è bello.

mercoledì 26 gennaio 2011

Report di Angel Pas del 14 Gennaio

Oggi ho nel cuore
un vago tremolio di stelle
ma il mio pensiero si perde
nell'anima della nebbia
La luce mi spezza le ali
e il dolore della mia tristezza
bagna i ricordi
nella fonte dell'idea.
(F. G. Lorca)


Anche noi esseri alati abbiamo le nostre debolezze, ad esempio avere nostalgia di una nuvola perché
ci batte il sole da una particolare angolatura, o perché si ha una visione del cielo stellato da una
prospettiva migliore, oppure perché, sporgendosi un poco, si riesce a vedere un angolo della terra a
cui ci siamo affezionati perché ne conosciamo le persone e le loro storie. A volte ci capita di
desiderare di essere al posto di quelle persone che quelle storie le vivono per viverle al posto loro.
E' così che decidiamo di assumere le sembianze di voi esseri umani, per poter almeno per un poco,
condividere le vostre emozioni.
Stasera vi osservavo, mentre stavo alla fermata dell'autobus in via Rizzoli, e provavo a immaginare
quali fossero i vostri pensieri quando mi avvicinavo a voi in cerca di un contatto.
Ci sono sere in cui mi sento più scanzonato e rido e scherzo con voi, altre, come stasera, che, non so
se per effetto della nebbia, mi sembra una serata triste e, purtroppo, non riesco a sottrarmi a questa
tristezza.
Il mio primo approccio è con una ragazza che guarda con finto interesse una vetrina ma non ha
molta voglia di parlare e perciò la saluto e vado a cercare qualcun altro. Solitamente le fermate si
animano e si svuotano a ritmi abbastanza regolari, ma stasera non c'è la consueta animazione del
venerdì e le persone si avvicendano ad un ritmo stanco. Molti parlano al telefono, qualcuno chiede
di non essere disturbato, solo pochi si dimostrano felici di parlare. Arrivano gli Angeli del secondo
turno, tra cui c'è anche il capo, e succede una cosa che mi sconvolge; un signore accosta con la
moto e si rivolge a noi molto arrabbiato riferendosi a un triste episodio accaduto questa settimana
proprio vicino al nostro presidio. Mi rendo conto immediatamente di non essere attrezzato per
affrontare una simile situazione e, sopratutto di non essere nello stato d'animo giusto per
addentrarmi in questioni troppo complicate, così decido di lasciare tutto nelle mani del grande capo
e di Angelo del Buon Sconsiglio che parla a lungo con questa persona molto arrabbiata riuscendo a
ragionare pazientemente con lui e a farlo andare via un po' meno arrabbiato di quando era arrivato.
Non avevo ancora sperimentato una serata così negativa. E' stata la prima volta in cui ho salutato
con gioia la fine del mio turno e il ritorno in me non aveva la consueta leggerezza.
Angel Pas

martedì 25 gennaio 2011

tendi la mano ...e...un sorriso......

SERATA GELIDA...MA CON UNA CALDO TEPORE TRA LA GENTE.....

E ancora una volta lì....fermata via Rizzoli...
gente che arriva gente che va....un attimo e via......ma lui è diverso...
ci guarda e si presenta....potrei essere io un Angelo....mi chiamo
Gabriele....
Ci racconta di lui....niente casa...niente lavoro...niente di niente....ma con
un cuore grande....
abbiamo della cioccolata se ti va.....e lui????
"ecco una poesia per te..." mi dice..."sceglila...."
tendo la mano e scelgo una striscia tra le tante....



....Siamo ladri,
ombre lunghe su case,
strade...
....Siamo acqua,
principessa di scogliera,
gocce in cielo...
..... Forse siamo....

Cosa siamo noi in questo mondo????

Gabo mi stringe la mano.... e mi saluta...
...una forza nelle sue mani...
sarà il suo modo di dire che esiste....
mi si stringe il cuore......
la cordialità nei suoi occhi...e un sorriso sincero....

A presto...
AngeloPek.

venerdì 7 gennaio 2011

Lettera di ricordo ai ricordi

Ciao, sono angelo Tilo e vi scrivo dalla mia morbida e comoda nuvoletta che sta proprio qui sopra…sulle due torri di Bologna.
Vi sto osservando proprio in questo momento, e vedo che qualcosa si muove là sotto…. Tanta gente in giro, luci, bancarelle occupano le piccole piazze qui intorno.
Vedo che state mettendo tante luci nelle strade tutte colorate e brillanti.
Che fatee?????
AAA… mi dicono che iniziate a festeggiare il natale!!!
Me lo hanno detto l’ altra sera un ragazzo e una ragazza che passeggiavano nel centro, fortunatamente li ho incrociati, mi hanno visto e si sono fermati a braccia aperte dicendo: “ HEI un angelo, che fortuna!!”
Ma la vera fortuna l’ ho avuta io, diciamoci la verità!! Sono stati gentilissimi e mi hanno raccontato un sacco di cose emozionanti.
Tutto è iniziato in una piazza, 8 agosto la chiamano, dove c’ era una grande casa di cartone tutta colorata, con il camino, la porta, la finestrella con i fiori ed….. un mulino!!
Ed è stato li che ho sentito una emozione grande dei due ragazzi… un senso di famigliarità e malinconia. La guardavano emozionati come 2 bambini!!!
“La casa del mulino bianco” esclama lui, “ Da quanto tempo” esclama lei!!!
Io non capisco, sapete, noi queste cose non le sappiamo!!
I due ragazzi mi hanno iniziato a raccontare i loro ricordi, ma non con oggetti o cose materiali, ma con gli odori!!!
Il profumo del natale,delle uova di pasqua, degli addobbi ,l’odore delle candele messe come centrotavola, l’ odore dei regali dentro le merendine, l’ odore della pioggia e della neve, l’ odore del mare, l’ odore del bucato. L’ odore delle persone che ami e che hai amato, l’ odore dei banchi di scuola e l’ odore della mensa scolastica. L’ odore della torta appena sfornata, l’ odore della domenica, del lunedì………………………!!!!!
Mi è dispiaciuto molto sapere che quando diventati adulti, qui sulle terra, alcuni dettagli come i profumi e gli odori non li sentiate più, o per lo meno…. Non ci fate più caso!!
Perché non sono i profumi a non esistere più.. siete voi a non accorgervi che i profumi ci sono… non sono svaniti.
Aiutate il vostro naso a rivivere i ricordi più belli, a farsi largo tra la frenesia del giorno, dedicate sempre un po’ di tempo a pensare com’ ero e come sono adesso, non dimenticate le piccole cose che vi facevano sorridere, e che nel ricordarle vi faranno sorridere ancora!!!


Con il cuore
Angelo Tilo

martedì 4 gennaio 2011

PRONTI ALATI VIA::::::::::::::

Pronti, alati e via. Il mio primo volo in mezzo a questi umani da cui sono così attratta e affascinata. Ad accompagnarmi il mio compagno alato Alessandro, guidati da...perdonatemi se non ricordo il nome, ma son sicura che talvolta si fa chiamare Massimo, il nostro angelo esperto.

Raggiungiamo la prima fermata e subito un signore ci ferma e ci chiede aiuto. Non sa dove andare e non sa come fare per avere una casa. Ci inizia a raccontare la sua storia e di come per una serie di eventi si è ritrovato a non avere niente. Ci chiede se la cosa migliore per riuscire ad avere un posto al caldo sia compiere un reato, “perlomeno così ti mettono in galera e un tetto ce l'hai”. Questo incontro mi fa pensare inevitabilmente a quanto l'uomo potrebbe fare per permettere ad ognuno di avere una vita dignitosa e a quanto, invece, poco fa. C'è decisamente bisogno di un po' di brio angelico per ricordarglielo. Nel frattempo si avvicina una coppia incuriosita dalle nostre ali e ci chiede di fare una foto. Volentieri accetto la loro richiesta e dopo aver scattato, la ragazza mi chiede maggiori informazioni e anche se mentre spiego mi può registrare per poi riascoltarsi il tutto con più calma. Ok, inizia l'intervista registrata. Wow. Le spiego chi siamo e cosa facciamo e alla fine le lascio la nostra CartaBianca invitandola a venire al corso per gli angeli. Sembra molto interessata, chissà prima o poi magari inizierà a volare con noi! Continuiamo il nostro volo e atterriamo a una fermata vicina. Subito un ragazzo, decisamente un po' barcollante, ci viene incontro contento di vedere gli angeli. Ci inizia a raccontare di lui, scopriamo che è rumeno, che non è da molto in Italia e che qua non si trova poi così bene. Non c'è lavoro e per quel che fa viene pagato troppo poco per riuscire ad avere una vita tranquilla. Lo ascoltiamo e poi gli lasciamo il nostro giornalino, spiegandogli chi siamo e cosa facciamo e lui in tutta risposta tira fuori 20 euro per ripagarci di questo nostro dono. Bello sapere che gli umani danno così tanto valore (monetario, s'intende) alla nostra rivista...ma gli spieghiamo che in quanto volontari, oltre che angeli, quello che facciamo è con piena gratuità. Ci ringrazia, lo salutiamo e continuiamo il nostro volo. Incontriamo altri umani, alcuni ci accolgono con dei bei sorrisi altri invece se ne stanno in disparte un po' diffidenti. Osservo come il nostro angelo esperto con estrema dolcezza e pacatezza riesca a interagire con tutti e anche coloro che sembravano più freddi e distaccati in realtà poi si sciolgono nel piacere di comunicare e condividere qualche minuto della loro serata con noi e con gli altri.

Un altro buffo episodio, in questa gelida serata , mi fa sorridere e riflettere...Svolazzando sotto i portici atterriamo a una fermata con soli due umani, una signora di una certa età e un giovane di carnagione mulatta. La signora subito ci chiede se abbiamo da scambiarle i soldi per poter fare il biglietto sull'autobus. Iniziamo a controllare le tasche e le borse per vedere che possiamo fare, quando il ragazzo che era lì si gira con i soldi giusti da scambiare alla signora. Se li scambiano, si ringraziano e si sorridono. Che bello! Grazie alla nostra presenza due umani hanno interagito. Bè, che dire...Benedetto il giorno in cui non ci sarà più bisogno di noi! Mi chiedo cosa nella nostra presenza faccia sentire così sicuri gli uomini. E riflettendoci su, penso che per loro il sapere che siamo lì non per noi, ma per gli altri sia la cosa più importante. In effetti, sapere che c'è qualcuno accanto a te che non pensa solo a sé ma è aperto anche all'altro non ti farà mai sentire solo. Per questo, però, non è necessario avere le ali. Bisogna ricordarglielo.

Continuiamo il nostro volo tra sorrisi, sguardi sospetti, accoglienze calorose ma anche gelide.

Sono affascinata dalle mille sfaccettature di questi uomini, dalle loro storie da cui sento di aver così tanto da imparare, ma anche soltanto dai loro sguardi che in ogni caso riescono a trasmettermi emozioni. Il nostro turno angelico di due ore è decisamente volato con noi. Rientro alla base, soddisfatta, leggera ed arricchita da questa boccata d'aria umana.

Al prossimo volo,

AngelFla