domenica 15 gennaio 2023

Chiusura del Progetto Angeli alle fermate


 Carissimi nel 2012 dopo 5 anni di attività a Bologna e 2 a Genova si chiude il progetto Angeli Alle Fermate per volere delle rispettive Amministrazioni comunali.

Così si è chiuso il progetto della sicurezza con il sorriso , il teatro e la poesia.

Sono stati anni fantastici .
Ringraziamo tutte e tutti gli animatori civici che hanno fatto parte
di questo progetto sociale e culturale e ringraziamo chi ci ha creduto anche da parte delle amministrazioni.
A dieci anni dalla chiusura del progetto vi annunciamo che questo blog
rimarrà come materiale di archivio.
Ricordo che c'è una pubblicazione, un libro che racconta l'esperienza, che potete richiedere alla nostra associazione Teatro dei Mignoli mandando una mail a info.teatrodeimignoli@gmail.com
Ricordo anche che potete seguire i nostri nuovi progetti 
e venirci a trovare presso la nostra sede

Grazie a tutte e Tutti
Buon volo 
AngelMir

lunedì 26 marzo 2012

Report 21/03/2012 Angel Slow

In una tiepida e quieta sera di primavera Angel Vincenzo, angel Maggy e angel Slow convolano
verso la destinazione scelta , la stazione ferroviaria.

Raggiunta la fermata di fronte alla stazione degli autobus , un signore ci invita a salire Sopra alla
pensilina invece che rimanervi sotto: ma ci è stato detto di tenere il piu' possibile i piedi per terra, e
decliniamo l'invito, mentre frattanto arriva l'autobus.

Successivamente incontriamo tre ragazze che arrivano da Trieste: sono stupite di vedere tre angeli,
ma dopo un momento quasi di smarrimento ci sorridono e ci chiedono in cosa consiste la nostra
attività. Impariamo poi che hanno affrontato un viaggio di ben quattro ore di treno per assistere alla
laurea della sorella di una del loro: mi viene da pensare quanto sia bello essere giovani ed avere un
vago avvenire davanti agli occhi.

Avvistiamo poi una macchia di colore : trattasi certamente dei capelli di una ragazza che da sola
sta aspettando un autobus. Indagando scopriamo che la donzella ha origini rumene - ungheresi, e
sono due anni che sta a Bologna. La trova pure una città molto vivibile, controntata ad esempio con
Roma, ma nonostante questo ci confida che alle fermate dell'autobus non parla con nessuno, perchè
dice che " in giro c'è certa gente": è molto confortata nel trovarsi sotto le nostre ali protettive.

Incontriamo poi una coppia che deve prendere la corriera per Mirandola in sostituzione ad un treno
soppresso e al solito non è chiaro quale sia la fermata giusta: sotto l'insegna della farmacia, alla
stazione dei pullman, vicino all'insegna del bar ? Chi può dirlo , fortuna ci viene in soccorso un ex.
ferroviere, che ora pare appunto tenti di sbarcare il lunario dispensando consigli. Strana umanità
transita per la stazione: lo raggiunge pure un ex. collega a cui tocca il turno di notte:dice che deve
andare a preparare dei treni notturni, e che poi sarà disponibile per le emergenze. Certi umani sono
nottambuli e qualcuno deve vegliare su di loro, buona fortuna.

Per restare in tema è la volta di una coppia che deve prendere il treno di mezzanotte per Barletta: lui
si è operato a Milano al ginocchio ed è andato a fare una visita di controllo. Stavolta ci sorprende
lui confidandoci che è un musicista, un chitarrista. Ha suonato in mezz'Italia e in buona parte della
Germania: suo fratello è stato il pianista niente meno che di Mina per dieci anni. "Gli artisti sono
pazzi, vivono il momento" dice e nel frattempo per una strana coincidenza incontra alcuni suoi
amici scesi da un pullman arrivato in quel mentre in stazione.

Infine un ragazzo giovane attende il treno per arrivare ad Avellino: di professione fa ... non so
esattamente , dice che "smonta le macchine": gli chiedo se ogni tanto le rimonta anche e scopro che
si, quando riesce , le rimonta: meno male.

Si è fatto tardi , l'aria è piu' umidità, per i bolognesi è tempo di dormire: anche noi ci dileguiamo , a presto.

giovedì 23 febbraio 2012

Il Sogno Nel Bidone

Parte il primo laboratorio sognante degli angeli alle fermate di Genova. Saremo impegnati due giorni in compagnia di splendidi bambini a viaggiare con la fantasia. Parleremo dei nostri sogni e dei nostri incubi circa la città che vorremmo. Poi imprimeremo tutto su cartoline, scatoline, foglietti e altre meraviglie estratte dai bidoni, cioè realizzate con materiali di recupero.

Per maggiori informazioni cliccare QUI

lunedì 6 febbraio 2012

Laboratorio Teatrale "Il Viaggio della Crisalide"




Teatro dei Mignoli e Angeli alle Fermate vi invitano al Laboratorio Teatrale "Il Viaggio della Crisalide"

Per maggiori informazioni cliccare QUI

lunedì 30 gennaio 2012

Nuovo Corso Per Gli Angeli



Parte il 20 Febbraio il nuovo corso per diventare Angelo.
Vuoi imparare a volare anche tu con noi? Segui il corso per gli angeli!

Per maggiori informazioni visitare il seguente link:

Cliccami per leggere più informazioni sul corso!

giovedì 15 dicembre 2011

Ultimo volo di Angel Man

Stazione Principe di Genova - Ultimo volo

Tre ombre si avvicinano quatte quatte alla fermata della Stazione, sono Angeli ma in incognito, travestiti da umani. E con queste sembianze si indaga per carpire il primo pensiero alla domanda: “Se fossi un Angelo cosa faresti?. . . . .” come se un Angelo avesse una bacchetta magica, come se potesse far miracoli, come se. . . .”Se fossi un angelo porterei la pace nel mondo”; “Volerei per proteggere tutti i bambini”; “Proteggerei bambini, donne, disabili e anziani”; “Ammazzerei Berlusconi” ( e va bhè si annota tutto! ); “Trasferirei l’Equador in Italia”;“Farei in modo che la gente non soffrisse tanto come in questo paese”; “Andrei in Paradiso a trovare S. Pietro”; “ Mi piacerebbe andare a vedere la mamma” ; “Leverei lo schifo che c’è in giro, la violenza. . . “; “Volerei in Giappone”; “Andrei col mio amore”; “Farei del bene a chi se lo merita ma soprattutto ai bambini”; “Porterei la pace nel mondo”; “Leverei l’AIDS, le cose che fanno soffrire e poi . .basta. . . mica son Gesù Cristo!”; “Aiuterei le persone”; “Me ne andrei volentieri fuori dall’Italia”; “Aiuterei chi non vede, chi non cammina, chi non ha una casa”; “Volerei un po’ di qua e un po’ di là”; “Cambierei la piazza completamente ma a voi Angeli vi terrei” ( barista del chiosco di Pza Principe che ci osserva di sguincio divertito tutte le sere! ); “Farei del bene alla gente che ha bisogno, ai bambini, ce n’è tanti soli, senza genitori. . . .” . Quanta generosità da parte delle persone che attendono l’autobus!
Era parecchio tempo che non volevo nei pressi di questa stazione, altri lidi metropolitani richiamavano la mia presenza ma ad accoglierci questa sera un uomo marocchino di 66 anni, Kamel, che ci conosce ormai da tempo e non si perde nemmeno un volo “ Ti aspettavo, nel frattempo ho scritto un libro”, e appoggia nelle mie mani un dono dal titolo “Un angelo che torna” di Danielle Steel. Pensavo di uscire di casa per donare qualcosa al mondo e invece il mondo è riuscito a commuovermi e a sorprendermi ancora una volta! Metto le Ali sulla mia cabina armadio nuvolare ma son sicura che non staranno lì per molto, laggiù c’è sempre qualcuno che ci aspetta. . . . . .

Angel Man.

Mercolediserangelico in quel della stazione di Bologna

Ritrovo solito al Melbook, si decidono le compagnie di volo: Lory Wan Kenobi e Mara con i due cadetti provetti in centro a bazzicar per il vialone illuminato… Io, AngelOrso e AngelMi in rotta verso la stazione.

Alla fermata del 27, in attesa del bus. Un pargolo sospettoso…quanto curioso (carattere insolito!) comincia a dubitare della natura del nostro essere pennuti, non contento delle nostre risposte …con un esprit santommasiano comincia ad inseguirmi per toccare con mano l’elemento super-umano.
Sul 27. Si fa presto a mettersi d’accordo sul tema della serata- ricette da tutto il mondo- uno dei più frequentati, direte, dalla tribù pennutesca in missione.. ma, forse, proprio perché uno dei più immediati per attirare l’attenzione e la curiosità della gente.
Menù Fiorentino: Tortiglioni o Conchiglie al ragù toscano (che a differenza di quello bolognese non ha la carota nel soffritto). Pollo o coniglio in umido (cotto nel mattone) con il segreto della mamma! Il tutto accompagnato da un buon Brunello di Montalcino.
Eccoci in via Indipendenza, in prossimità dell’autostazione. Ad accoglierci una ragazzina minuta e carina nel suo essere estremamente sorridente, divertita… sta andando a trovare un’amica. Talmente spensierata… che prima di lasciarci per prendere al volo il suo bus decide di regalarci questa massima…inaspettata: gli uomini sono soli ed egoisti!! Primo momento di smarrimento pennutesco di fronte alla saggezza spontanea dell’essere umano!!
In movimento verso piazza stazione…no… ancora un attimo in via Indipendenza: una signora di passaggio si avvicina, ci ferma, decide di regalarci un po’ del suo tempo parlandoci della tradizione culinaria del suo paese…con dovizia di particolari nei passaggi e un’allegria che ci dà la carica.
Tipica cena invernale in Romania: Brodo di Trippa (una zuppa a base di trippa e peperoni col riso). Pollo in brodo e patate al forno. In fine Palline di biscotti: rompere i biscotti, rimpastarli col latte zucchero e cocco, ripassarli esteriormente nella granella di cocco, mandorle o noccioline tritate!

Stazione. Una mamma siciliana, agrigentina, aspetta il bus col figlio. Lui studia qui, non da molto credo. Prima di andare ci suggerisce una buona Pasta con le sarde!
Benpennuti!! Per ammazzare il tempo tra una ricetta e l’altra ci si mette a fare comitato d’accoglienza all’uscita ovest della stazione…inutile dire che sono più le facce disorientate… si continua con le ricette….
Melenzane ripiene alla calabrese. Un trio di ragazze alla fermata del 25: una di queste studia qui, le altre due sono appena arrivate a fare bagordi nella città dei balocchi! Si discute sulle varianti del piatto: al forno, fritto…meglio fritto, più saporito! Fritte nel sugo? …e vino della casa! Un primo tipico?....che domande: Pasta con la ‘Nduja!
Lasciamo le donzelle ai loro programmi per la settimana per raggiungere una donna sola, seduta sotto la pensilina del 21, con la testa appoggiata sulla mano in atteggiamento profondamente malinconico. In effetti è questo un momento di stacco, di pausa, dal motivo conduttore della serata. Una signora sulla cinquantina, capelli corti… tendenti al grigio, gentile…ma visibilmente stanca, di una stanchezza che si porta dietro da anni e che si percepisce ad occhio in un fisico ancora forte, in apparenza, e slanciato ma pesante del peso di una vita non troppo fortunata. Lei è di Bologna ma non vive più qui da molto molto tempo, ha trovato lavoro al sud, mentre la sorella si è spostata verso il nord. Entrambe da anni si danno il cambio per venire a trovare la mamma che non sta bene e vive sola qui a Bologna. Si lamenta dell’amministrazione locale, dice che la madre non ha avuto l’assistenza che le spettava dalla regione Emilia Romagna. -È questa la provincia dove si vive meglio, lo dicono i giornali, e forse è vero… sarà che io e la mia famiglia non abbiamo avuto molta fortuna. Mi manca Bologna, anche se prima si viveva meglio- Più di una volta parlando di Bologna ha ripetuto la Vostra città, come se non le appartenesse più, come se quella madre-terra-madre così accogliente e ricca di diversità, che nel tempo si sono inglobate nel suo tessuto urbano, quando ancora non ci si spaventava dell’alterità, l’avesse rifiutata rigettata con disprezzo, proprio lei…la figlia. Siamo rimasti lì ad ascoltarla, ad accompagnarla in quei 10 minuti di riflessione…di condivisione.
La cesura è stata forte, almeno dal mio punto di vista, all’interno del bilancio generale della serata... i tempi effettivi dell’incontro non sono stati eccessivi, ma l’intensità del racconto ne ha dilatato a dismisura la percezione... un attimo ancora in silenzio.
Manca ancora un po’ di tempo alla chiusura della missione del mercoledì pennutesco, la compagnia di AngerOrso e AngelMi, per me del tutto nuova fino a quel momento, mi ha piacevolmente sorpresa. Si prosegue con le ricette di cucina, e ci si ritrova a confrontarsi più di una volta, in questa seconda parte della serata, con più gruppi di umani…della Basilicata. Si comincia allora a produrre una lista di varianti di dolci natalizi…variopinti e succulenti…ed è così che ci si ritrova di nuovo a combattere violentemente con i succhi gastrici messi in moto da queste appassionate descrizioni: Calzoncini fritti, impastati con la marmellata di castagne…e ripieni ancora di ricotta, o marmellata d’uva e mele cotogne…intinti nel vino cotto. Crespelle arrotolate, zuccherate, nel vino cotto. Reginette, altro tipo di pasta fritta con una panatura di mandorla, servita ancora nel vino cotto. Rotelle (var. delle Crespelle). Calzoni e “Cicirotte”.
Di nuovo in prossimità dell’autostazione, in via Indipendenza, stiamo per salutarci e fare un attimo il punto della serata…quando prima di riporre l’armamentario pennutesco nei rispettivi “sacchetti della spesa” contenitori del piumaggio…fermiamo l’ultima coppia di giovini umani, un ragazzo e una ragazza cinesi che in un italiano coraggioso ci raccontano l’ultima ricetta della serata: Patate piccanti in aceto.
…ma…sono passate già due ore e mezza!? Non ce ne siamo accorti! Una serata lunghissima, così ricca, volata via in un attimo… beh, direi che siamo stati bene!
Grazie AngelOrso, grazie AngelMi….grazie Bologna.

Report Angel Bunny 9/12

Siamo in via Rizzoli, io, Angel Mir e due nuovi aspiranti angeli, Carmine e ...

- Due ragazzi lavorano per l’Onu, si occupa della raccolta fondi per progetti sui campi profughi...lavora porta a porta! Va di moda tra gli umani, ma noi non abbiamo ancora l’angelo porta a porta!
- Alla fermata del 20 Abdul, che viene dal Marocco, ci canta al megafono una canzone araba. Raisa ci regala una ricetta moldava che va bene per tutte le feste: involtini di foglie di vite, da accompagnare con un buon vino moldavo, tanto buono quanto poco è conosciuto nel mercato europeo. Una signora ci invita nel cortile del suo condominio per il Festival estivo, via Zanotti 17!
- Da un bus scende un signore probabilmente senza fissa dimora. Scendono anche altri passeggeri disturbati dal cattivo odore che il signore ha lasciato sul bus. Potremmo dargli qualche indicazione sui bagni e sui dormitori ma scompare presto dalla nostra vista per prendere la sua strada. Gli sarebbero state realmente utili le nostre informazioni?
- Arriva alla fermata un personaggio chiaccherone che presto si interessa alle nostre ali, vuol sapere quanto costano, si dimostra molto preciso in fatto di prezzi e cifre. Dice di aver 41 anni e di essere alto 2 metri e 1 cm. Una volta giocava a basket ma poi è stato mandato via dall’allenatore perché sorpreso a fumare negli spogliatoi, così ora si limita a fare il tifoso per la squadra più forte (che è furbo lui!) la Fortitudo. Ci racconta che è stato in guerra e che gira l’Italia a piedi, i treni costan troppo! Oltre alla sua chiacchera inarrestabile noto che porta un apparecchio acustico, forse non c’entra nulla ma lo associo al forte rumore di ruote d’acciaio di cui ci parla...
- Raccogliamo numeri da giocare, il 2 e il 5, le età dei due bambini della simpatica coppia che aspetta il bus alla fermata del 13 e del 14. Una signora ci insegna un passo di Cià cià cià e ci spiega che il ballo è apprezzato o dagli adolescenti o dai signori over 60, tesi destinata a essere presto smentita da un altro signore!
- Raccogliamo un elogio della VARIETÁ: “chissà fino a quando durerà la varietà?!”
- Ancora 2 ricette: rape e patate con peperoni pepacella e strozzapreti all’oro marsicano, piatto abruzzese, da accompagnare con genziana e gocce imperiali come digestivo. La fermata si trasforma all’occorrenza in una cucina fornita di tutti gli strumenti del mestiere! Virtualmente ci prepariamo una bella cena in compagnia con brindisi finale.
- Impariamo che il Codice Civile è qualcosa che, se studiato tutti i giorni, fa male!
- Ennesima richiesta di foto con le nostre ali ma non possiamo mica togliercele! Foto sì ma le ali rimangono qui!
- Concludiamo la serata con una canzone di John Frusciante, Hope, che ci canta al megafono il giovanissimo Roberto detto anche Il Bronzo, reduce da 32 senza dormire.

“Ma perchè hanno le ali?” “Ma perché sono gli angeli dell’autobus, pisquano!!”

Angel Bunny

lunedì 21 novembre 2011

Report 11/11/11 Angelo Tilo

Un clima stravagante ed un vento matto mi accoglie in una mattinata di sole talmente luminoso e intenso da farmi stringere gli occhi per mettere a fuoco l’ ambiente che mi circonda.
Non vedo torri o piazze della mia solita Bologna, ma mare e tante tante case una sopra l’ altra, senza lasciar respiro alle strade. Tantissime strade una sopra l’ altra come se una fosse da pilastro all’ altra, come se l’ una fosse di vitale importanza per l’ altra. Gru rosse e bianche che spuntano in questa unica macchia di costruzioni colorate e alla fine della macchia…. Il mare?!?
Ma dove sono e come ho fatto ad arrivare fin qui?
Genova?!?
E’ stato il vento forse a portarmi qui? E perché?
Forse non tutto accade per niente, forse c’ è un motivo speciale della mia presenza qui!!
Forse.. forse.. forse.
E’ inutile farsi domande, ormai ci sono! Buttiamoci!
I terrestri di qui sono diversi da quelli di Bologna, non di aspetto, si intende!!
Con il mio solito costume da “ copertura terrestre” mi perdo nelle vie che erano invisibili dall’ alto e con il naso all’ insù e lo sguardo molto interrogativo vengo individuata da tante persone del posto che, preoccupati per me, mi chiedono cosa sto cercando e mi svelano i segreti di una città che ancora non conosco ma che conoscerò presto e che, alla mia futura partenza, ne sentirò subito la nostalgia.
Ed è in un luogo dal pavimento rosso e con il tetto talmente vicini al cielo azzurro da toccarlo con un dito che incontro… Luciano, un Angelo del fango, che mi racconta una storia molto triste sulla città.
Da poco l’ argine del fiume si è rotto per le forti piogge provocate dall’ Omino della Pioggia, che questa volta si è addormentato per molto, molto tempo, dimenticandosi di chiudere i rubinetti del cielo, provocando disastri quasi irreparabili e aprendo a sua volta altri rubinetti… Rubinetti delle lacrime delle persone che si sono viste portare via macchine, case ed i loro cari.
Questo dolce Angelo del Fango è venuto da Imperia per aiutare quella gente a riparare, o per lo meno, a provare a riparare, i danni. Un Ligure brillante, simpatico ed intraprendente che ci impegna le poche giornate passate a Genova con il suo colorito senso dell’ umorismo e con il suo luminoso sorriso che ti promette sincerità e fiducia.
Ma prima il dovere e poi il piacere!
E’ sera.. e mi ritrovo in una strada che non conosco e che chiamerò la Galleria del Vento.
Ma per quanto vento ci possa essere, sono talmente fortunata che in 10 minuti terrestri mi ritrovo in Senegal, al caldo, in un villaggio vicino al deserto ma baciato dal mare. Su una piccola barca di legno un uomo anziano ed un bambino stanno pescando e nel volto del piccolo leggo l’ impazienza dell’ arrivo della sera, per poter gustare quel pesce appena pescato intorno ad un fuoco insieme a tutta la sua famiglia.
L’ autobus n° 9, mi viene a prendere il terrestre, riportandoci in modo un po’ brusco alla fermata della galleria del vento… Addio calduccio!!
Ma subito dopo incontro un ragazzo del Marocco che in modo spettacolare si mette a parlare con me in una cadenza genovese perfetta. Questo mi fa sorridere perché mi rendo conto che veramente tutto il mondo è paese.
Fino a qui tutto bene… fino a qui tutto bene… fino a qui tutto bene!
Visto che gli autobus continuano a portarmi via i terrestri, provo a farmi portare via anche Io!
Ma qua gli autobus sono diversi da quelli di Bologna, sono tutti colorati, nuovi e confortevoli con super- cuscini e tanta gente!
Un ragazzo inizia a fare indovinelli divertenti che oramai impegnano buona parte dei terrestri sull’ autobus. E’ qui che incontro Sumo, lui ci vive sugli autobus, và avanti e indietro tutta la notte, e non è un’ autista!
Ma ora l’ odore ed il sapore del mare è forte e mi avvolge come un lenzuolo invisibile riempiendomi di eccitazione e curiosità.
Siamo al porto!
Navi, battelli, tappeti di legno e… tanti fratelli e sorelle Angeli! Che belli! Ecco chi è stato a chiamarmi.
Davanti al porto si divertono a giocare con birilli, palline e diablo, facendoli provare ai passanti e …anche a me!
Un altro Angelo speciale invece guarda le stelle “ le nostre strade maestre”. Lui vuole molto bene alle stelle e sicuramente questo amore sarà reciproco. Probabilmente anche loro lo osservano dall’ alto con grande ammirazione.
E così, da persona a persona, da umano a umano, la serata si affievolisce e alla fermata in riva al porto restano racconti e risate che riempiono l’ aria come una nebbia fine e leggera che galleggia per poi disperdersi nei cuori di questi cari amici umani.
Ma non nei vicoli.
Negli stretti passaggi di una città che narra senza bocca e accarezza senza mani piccoli locali si animano di persone di tutto il mondo per incontrarsi e scambiarsi bicchieri di joie divertendosi con spensieratezza, per conoscersi e .. non lo so!!
Il mio tempo è scaduto e la mia nuvola mi chiama.
Il costume da Angelo incognito sparisce e mi spuntano le ali per riportarmi a casa.
Ora quello stesso vento che mi ha portato fin qui con forza mi porta via, con la nostalgia sospetta di quando sono arrivata saluto dall’ alto questa splendida macchia di costruzioni colorate, le sue gru, il suo mare e le sue splendide persone.


Piccola dolce e caotica Genova
che con i tuoi segreti
nascondi persone così care e speciali
agli occhi del cielo.
Perché la tua gelosia e possessione
nei confronti dei tuoi terrestri è così lecita?
E noi Angeli
che riusciamo a svelarti lasciandoti nuda
agli occhi di chi ti vuol sentire,
noi Angeli che mescoliamo le nostre piume
di mille sapori diversi
ma che insieme sprigioniamo un gusto unico
come l’ AMORE!


Angelo Tilo

Report Angelo Giacomo

Sabato sera io e AngeloAli siamo stati accompagnati dal millenario Angelo Floppy nel primo nostro volo di prova. I più esperti ci avevano già raccontato di una strepitosa umanità che le persone usano tenere nascosta ma che spesso non riescono a occultare alla vista di un angelo. Noi, che fino a quel momento non avevamo mai mostrato le nostre ali, accontentandoci di confonderci con le altre persone, faticavamo a crederci. Avevamo già utilizzato gli autobus in giornate troppo ventose per svolazzare tranquillamente da una parte all’altra della città ma mai ci eravamo accorti di questa umanità spesso nascosta dietro la copertina di un libro, intrappolata da un paio di cuffie o semplicemente oppressa da tante espressioni prive di sorriso, incapaci di accoglierla.
Quella sera tutto è andato diversamente, mostrare le nostre ali è stato sufficiente ad attirare l’attenzione di tutte quelle persone con una voglia di comunicare sfrenata, alla ricerca di qualcuno disposto ad ascoltarli in una gelida serata autunnale. Come qualcun altro ha avuto modo di osservare in precedenza, noi angeli non siamo che un catalizzatore di umanità. Le nostre ali funzionano un po’ come una calamita, in grado di attirare a sé tante storie, poesie, desideri e, inutile nasconderlo, anche tanti lamenti che, gli uomini, per qualche motivo a noi ancora ignoto, preferiscono solitamente tenere per sé. L’incredibile forza di attrazione delle nostre ali ci ha così permesso di incontrare i personaggi più disparati che ci hanno tenuto compagnia e ci hanno avvolto con quella umanità di cui eravamo disperatamente alla ricerca.
Una numerosa famiglia ecuadoriana ha avviato la serata riscaldandoci un po’ con il calore e la poesia della propria terra. Poco dopo un gruppo di amici provenienti da quei paesi compressi tra il deserto ed il mediterraneo ma ora perlomeno non più oppressi da dittatori senza scrupoli, ci ha esplicato una filosofia di vita molto affascinante che consiste essenzialmente nel non lamentarsi mai, poiché dire che le cose non vanno come dovrebbero, a quanto pare, non aiuta a risolverle. Uno di loro in particolare, scappato dalla guerra che sta distruggendo il suo paese, ci ha raccontato che anche qui in Italia sta affrontando diverse difficoltà e che è molto preoccupato per i suoi parenti ed amici ma, nonostante tutto questo, ci ha regalato più sorrisi di quelli che solitamente ci vengono rivolti in una settimana intera. Abbiamo poi scherzato un po’ con uno dei suoi amici che sosteneva di essere il cugino di un certo Gheddafi e che mostrandoci il trolley che portava con sé ci ha raccontato di essere riuscito a scappare appena in tempo dal suo paese, anche se, a giudicare dalle risatine dei suoi compagni di ventura, probabilmente la storia non è andata proprio così.
Nel frattempo autobus carichi si svuotavano di ragazzi che si preparavano ad una serata in centro e autobus vuoti si riempivano di donne e uomini esausti dopo una lunga giornata di lavoro, qualcuno troppo stanco per parlare e qualcun altro troppo stanco per stare zitto. Proprio come quel uomo che ci si è avvicinato come se gli avessimo dato un appuntamento e pochi minuti dopo ci stava raccontando di come quel suo lavoro gli sta stretto e di come allo stesso tempo è costretto ad accettarlo in silenzio perché un giovane umano ha bisogno di quello che lui guadagna, mentre sua moglie non riesce a trovare lavoro per via di un accento un po’ troppo esotico. Ci ha poi raccontato quanto lo faccia arrabbiare dover passare ogni sera, mentre torna a casa dal lavoro, davanti a decine di ragazze costrette a fare della strada la loro vita o a tante altre persone rannicchiate in un angolo di marciapiede cercando di sconfiggere il freddo. Non riusciva a capacitarsi di come si potesse permettere che delle persone vivessero in tali condizioni, cercava spiegazioni e noi angeli naturalmente non gliele abbiamo sapute dare, poiché questo è proprio uno di quegli aspetti della società degli umani che meno riusciamo a comprendere. Altri discorsi sono seguiti ed alla fine ci ha salutati poiché sperava di poter trovare ancora la moglie sveglia, per bere una cioccolata calda prima di dare il bacio della buona notte a quel bimbo per cui gli tocca lavorare tutto il giorno ma che raramente riesce a vedere quando è sveglio. Quel bimbo per cui sta mettendo da parte dei soldi, sperando che una volta cresciuto, avrà voglia di seguirlo in un paese dove le belle ragazze non hanno bisogno di lavorare sulla strada per sopravvivere. Noi gli auguriamo che un posto così esista ancora tra qualche anno o, ancora meglio, che quel giorno anche qui suo figlio possa avere un futuro migliore di quello che adesso lui teme. Poco dopo un altro uomo, affascinato dalle nostre ali, ci ha approcciato parlando di amore che sconfigge la paura e di cellule risvegliate in grado di far rivivere un organismo malato. Ci ha raccontato di un libro che parla di umani in grado di volare, proprio come degli angeli o delle aquile, se solo riescono a capire di non essere delle galline. Ci ha salutato con un abbraccio, stile giocatori di rugby e si è allontanato nella notte. Non sembrava interessato agli autobus, probabilmente era anche lui alla ricerca di calore umano in quella fredda notte.
La nostra serata è si è poi conclusa con le poesie di una vecchia signora, le canzoni napoletane di un emigrante nostalgico e le massime di un mendicante che, da quando gli spazzini vengono chiamati operatori ecologici, preferisce farsi chiamare artista di strada.
Quello che ci avevano detto era vero, dietro tutte quelle facce stanche ed annoiate c’è un fiume di racconti, di esperienze e di poesie pronti a riscaldare anche la più gelida serata invernale se solo attratte da un paio di ali, o da un sorriso.

Dalla Mia Finestra by Angel Step

Quando ero piccolo guardavo dalla finestra della mia stanza e vedevo le montagne di fronte, una vallata nel mezzo tutta verde con poche e sconosciute case, e un orizzonte che lasciava intuire un mondo immenso e da scoprire.
Poi sono partito. E ho incontrato tanti altri orizzonti. Ma ogni volta c'era sempre qualcosa più in là, qualcosa che lasciava intuire un mondo immenso e da scoprire.
Sono partito. E ho conosciuto tante altre persone, ho potuto guardare dalle loro finestre. Ci ho visto tante cose, e ogni volta era immenso lo stupore nello scoprire nuovi orizzonti.
Allora ho indossato un paio d'ali e ho così avuto accesso alle finestre di persone che non avevo mai incontrato prima. E sono rimasto a bocca aperta.
Cos'è una finestra? Un buco in un muro certo, ma anche un occasione nuova, una corsia preferenziale verso l'esterno. É preferenziale perchè la si può valicare solo con gli occhi, a volte con il cuore. “Da casa mia si vede un abbaino, e il tetto della casa” (Biagio, Genova), “io vedo la lanterna”, “vedo un po' di montagne”, “un albero di nespolo, con il rumore del tagliaerba” (Michele, Romagnano di Grezzano), “la mattina spesso c'è un forte cinguettio”, “alcune domenica mattina c'era la tromba registrata della caserma lì vicino” (Fabio, Verona), “sentivo in lontanaza il rumore di una macchina ogni tanto che passava” (Genova), “a Nervi sentivo l'odore del pitosforo”, “odore di caramelle” (Mosca).
Scopro che oltre agli occhi anche l'udito e l'odorato hanno questo potere, possono valicare le frontiere del ricordo. Mi chiedo: ma dove è rimasto il cuore? Il mio ha lasciato tracce indelebili sugli stipiti della mia finestra (sangue?), anche ora che hanno costruito altre case di fornte alla mia, intaccando indelebilmente la coerenza tra i miei ricordi e la realtà corrente.
Il cuore l'ho incontrato nelle parole di tante persone per le quali la finestra è occasione di libertà e ampio respiro. “Vedo il sole” (Flor Ramira, Repubblica Dominicana), “dalla mia stanza vedo la campagna e odore di erba” (Enrique, Ecuador), “dalla mia camera vedo mare e montagne”, “vedo il treno che passa”, “vedevo la campagna dalla cucina e potevo spaziare mentre lavoravo” (Rapallo), “io sento il vento che soffia” (Genova).
Ma per qualcuno la finestra è stata o è un'apertura verso un problema, un fastidio, un grattacapo: “io vedo gli aerei e li sento” (Linate), “dalla finestra di camera mia sento le macchine che non mi lasciano dormire” (Adinna, Genova), “vedo il traffico, poco perchè a S.Quirico non c'è nessuno”, “dalla stanza vedo l'Italsider” (Cornigliano), “dalla finestra sento l'umidità” (Genova). C'è anche chi ha peggiorato la propria situazione con gli anni, “profumo di erba tagliata, adesso odore di tubi di scarico”, “a casa mia vedo un palazzo mentre da bambina c'era il gatto che mi aspettava” (Genova). Si stava meglio quando si stava peggio. Qualcosa è cambiato, ma solo negli occhi o anche nel cuore?
Qualcuno riesce a viversi positivamente situazioni di possibile disagio, forse perchè da bambin@ è riuscit@ a lasciar correre il cuore dietro alla magia di quei mondi sconosciuti. “Vedo una ferrovia dismessa”, “dalla mia finestra sentivo il rumore dello straccivendolo, che scaricava e l'arrotino che affilava” (Genova), “quando ero piccolo c'era un'industria tessile che faceva un rumore forte e chi veniva a trovarci ci diceva -come fate a stare con sto rumore-...noi neanche ci rendevamo conto”, “quando ero piccolo c'era un fiume dove giocavo coi miei amici e un giorno alla settimana si tingeva di colore perchè c'era una fabbrica di vernici che lavava le cisterne. Per noi era una magia, tutti i venerdì, aspettare senza sapere di che colore sarebbe stato” (Mignanego). Ricordate? Si nascondevano anche dietro le mie montagne, oltre alla vallata verde, oltre alle case che ora tormentano la vista, con la sua voglia di lanciarsi a capofitto come soffio di vento di montagna.
“Dalla mia finestra sento il silenzio e ricordo le sbarre alle finestre, la gente mi diceva -fai il bravo sennò vengono e ti portano via-”. Infatti “ora vivo su una panchina e non ho più finestre” (Kamel, Tunisia). Quegli occhi, quelle orecchie, quel cuore forse aveva bisogno di spaziare. Quattro mura e un buco erano troppo poco per lasciar uscire l'urlo, la voglia di libertà, il bisogno di sentire l'aria sulla pelle. Ecco allora il nostro amico a dormire su quella panchina. Voi cosa vi eravate immaginati? Che fosse un barbone? Uno che ha fallito? Uno che ha perso tutto? Chissà, invece forse ha raggiunto il suo primo traguardo. Ora? Deve guardare avanti per vedere il suo prossimo obiettivo, che forse non ha mai neanche visto dalla sua finestra, ma forse lo vedeva quando aveva gli occhi chiusi. Boh, non ci è dato saperlo, siamo angeli mica indovini.
“Profumo di alberi, fiori” (Nigeria), “dalla mia finestra di Avignone vedo un alberello che mi fa sentire a casa” (Christoff), “mi immagino a letto ad ascoltare Pink Floyd”, “sento i ragazzi che giocavano in cortile e io scendevo con loro” (Napoli), “io mi svegliavo alle 5 a studiare, c'ero io con Bob Marley che anziché studiare scrivevo al ragazzo che mi piaceva” (Genova). Le nostre finestre ci hanno visto crescere, sanno tante cose di noi, sanno come renderci felici, a volte semplicemente facendoci vedere il lato bello della vita: “sentivo le urla delle madri che chiamavano i loro figli come un concerto” (Luca, Sicilia), “osservazione di chi passa, guardavo in particolare quelli che erano allegri”, “dalla mia stanza vedo un albero di fichi”, “io vedo un grande albero di castagne”.
C'è qualcuno che è arrivato a quell'immagine, quell'odore, quel suono, tanti anni dopo, perchè dentro lo stava inseguendo, anche se non lo sapeva. E c'è chi ci sta lavorando. Un lungo filo che ci riporta inevitabilmente a quel punto, a quell'ombelico. Corri corri, non sai dove vai, poi all'improvviso senti che c'è qualcosa messo nel posto giusto. Fermati, osservalo, tienilo con te. Ti riporterà a casa quando ti perderai.
“Immagino io bambino che gioco e piango”. Crescere ha il suo costo.
Beato chi dentro la finestra del suo cuore ha ritovato la via, o se stesso. “Dalla finestra vedo la luce” (Algeria). “Io vedo una scritta io sono Dizzy, che poi è il mio nome”. Beato lui, si è autografato il panorama, si è personalizzato la visuale, saprà sempre dove guardare quando si sentirà solo, perso, triste.
Dalla mia finestra cerco me stesso e dalle vostre ho contemplato il mondo, ho gustato i vostri ricordi e ho accarezzato i vostri sogni. É stato un bel viaggio, qual'è il prossimo?

giovedì 21 aprile 2011

Report 8 Aprile di Angel G

E' una serata caldissima di Aprile. Pare Luglio!
Slow angel, Street angel e Angel G. sono vestiti stile Matrix con una giacca di pelle nera che indossata fa piuttosto caldo.

Il tema della serata sono gli ODORI, ovvero nello specifico: cosa evocano gli odori? qual è l’odore che ti evoca ricordi? Qual è quello della tua infanzia? Un odore a cui sei affezionato?... etc.

I tre angeli simili a "corvi neri-biancalati" si accordano sulle strategie comunicazionali da adottare con le loro “vittime”. Street angel sarà l'intervistatrice.

Si avvicinano alla prima fermata dell'autobus. Angel G. parte alla carica per collaudare uno dei rompighiacci insegnati in palestra dall'Angelo del buon sconsiglio.

Le prime "vittime" inquadrate da G. sono una giovane "coppia" di venditori fiorentini posti presso la profumeria Duglas.
G. fa da icebraking, si avvicina al ragazzo della giovane coppia, osserva prima il cartello degli orari del bus, poi si rivolge alla vittima chiedendo "senta scusi, per Marte?"... poi prosegue con specifiche richieste di indicazioni necessarie – a suo dire - per spostarsi correttamente tra i pianeti del nostro sistema solare.

Il ghiaccio, ormai ridotto a vapore, consente l'intervista a Street angel. Il poetico risultato è che a Firenze per "ogni passo c’è una cacca di cane".

Si inserisce un indiano venditore di rose. Intervistato, lo stesso dichiara che il profumo che più gli piace è quello di rosa. Chissà se "rosa" è l'unica parola che conosce.

Quindi "I tre" si spostano ad una seconda fermata degli autobus sita in via Ugo Bassi.

Street angel apre la scena partendo ad intervistare tre tipici ragazzi iraniani : il primo ragazzo parla di una polvere profumata che viene spalmata addosso ad un bambino piccolo. Poi i tre iraniani, dopo essersi interrogati più profondamente, concordano sull’odore di mare, riferito al Mar Caspio, e all’infanzia passata nelle isole. In quel momento i tre pennuti – per un istante - sembrano incantanti, come se stessero volando sopra al Mar Caspio.

Partito l'autobus Street Angel, carichissima, si lancia su una coppia di filippini. Intervistati sempre sul tema riferiscono dell’odore della Sampaguita, meraviglioso fiore filippino, bianco come le ali di noi pennuti, e con cui vengono addobbate le chiese per i matrimoni.

Salutati i Filippini, i "corvi neri-biancalati" volano verso piazza Malpighi.

Qui trovano una coppia che subito cade vittima di Angelo G. Questa volta G. sperimenta l'icebraking del "CUCUPPURRA". G. apre con un "Ciao Ragazzi, avete visto il mio Cucupurra?.... mi hanno segnalato che è passato di qua". Quindi G. passa il testimone a Slow angel e Street angel. Stessa combinazione: Street angel parte con l'intervista della coppia. Sono dei Ragazzi di Trento che rimembrano il piacevole profumo di mele. Stanno piacevolmente al gioco, con un mix di stupore e divertimento.

Alla stessa fermata sono presenti dei francesi. Un ragazzo giovane, francese anch'esso, ma studente a Bologna, fa da traduttore ad un gurppo di anziani. Invocano i profumi dei piatti tipici bolognesi.
Slow angel parla in francese con loro. Angelo G. ascolta e annuisce anche se dal suo viso traspare chiaramente un espressione che lascia supporre la totale incomprensione della lingua.
Il ragazzo francese è catturato dai pennuti. Si informa su come poter diventare pennuto. Rimane a lungo con loro e solo dopo molto tempo – con po’ di rammarico - si allontana.

Slow angel, Street angel attraversano la strada per raggiungere la fermata opposta.
G. segue per proporre il solito schema. G. individua una preda facile. E' un ragazza che pare truccata da carnevale. Apre così: "ma tu sei una di noi!", e lei "si lo sono!". La ragazza di Taranto era appena stata ad una manifestazione contro lo sgombero di un centro sociale. Intervistata da Slow angel, Street angel, ricorda con affetto il profumo della torta di mele alcolica della nonna, pasta al forno e l’odore delle foto appena sviluppate dalla polaroid istantanea (quanto ci mancano le polaroid!!).

Si avvicina l'ora del rientro e l'energia dei pennunti è visibilmente in calo.

L'ultima tappa è in via Rizzoli.
Solito schema, G. ormai affezionato al Cuccuppura si rivolge ad un'intera fermata chiedendo chi lo avesse visto. Tra lo stupore della gente emerge una ragazza dicendo "l'ho mangiato io!". In quel momento il viso di G. tradiva due emozioni principali: lo stupore e la tristezza "povero Cucupurra! :( ".
La mangiatrice di cuccuparra e la sua coinquilina, entrambe studentesse, intervistate da Slow angel, Street angel descrivevano con rara premura i fiori di pomelia, ricordando il parco dove giocano i bambini. E poi ancora l'odore di fresie, di limoncelli e di agrumi, che dipingono il ricordo più ampio del territorio natale.

Salutate le due ragazze e concluso il loro turno i pennuti rientrano stanchi ma felici alla base.

domenica 3 aprile 2011

Il mondo in un autobus Report 30.03.2011

Atmosfera frizzante e rilassante allo stesso tempo. La Primavera la chiamano, gli uomini.
Il signore che ci spiega che il vero tortellino è in brodo e di Imola.
La signora filippina, così solare, che mi spiega quant'è bella la sua terra, ma là c'è “caos”, la guerra.
Le due signore dalla Repubblica Ceca venute per la fiera del Libro, che ci ascoltano incuriosite.
AngelFrato che pensa stia parlando ceco, quando invece era inglese.
AngelFrato che prova a recuperare dicendo che il mio inglese non è male. Inutilmente.

Prendiamo l'autobus 14, entrambi un po' emozionati. Non abbiamo molta esperienza di autobus, ma il sorriso e il saluto caloroso del padrone di casa sono già una bella accoglienza.

Io, che leggo una poesia sul sorriso. Qualcuno che, timidamente, dice che il sorriso arricchisce se è vero. Il bambino che conosce cappuccetto rosso, giallo e anche quello verde. AngelFrato che sostiene la mia poesia con le sue battute e la fa sorridere davvero, la gente.
Più avanti un signore che è venuto da Milano a trovare degli amici, non sa bene dove scendere, ha pochi punti di riferimento. Quanti bastano per permettere al ragazzo pakistano accanto di sapergli dire con esattezza quale fosse la sua fermata.
Capolinea, rimaniamo in 4: 2 angeli, un ragazzo, forse sudamericano, che scopriremo essere un marziano da Venere (caso davvero particolare), e un altro ragazzo qualche seggiolino distante, che quindi, risulta essere l'unico rappresentante umano.
Chiediamo al marziano venerino che ne pensa degli uomini: ci parla del valore della fratellanza che non c'è più, del ruolo micidiale dei mass media, delle guerre che portano sofferenza, delle potenzialità che l'uomo ha per costruire un mondo migliore ma che non sfrutta, della cultura, dell'arte, della poesia come tesori da conservare, della Ginestra di Leopardi, che si piega ma sa reagire e ricrescere.
Ascoltiamo con attenzione e poi chiediamo, a questo punto, un parere all'unico rappresentante degli umani presente. Conferma e si ritrova in quella descrizione, ma forse ha un po' più di ottimismo.
Iniziano a parlare, ce ne andiamo e nemmeno se ne accorgono. Mi volto, per guardarli ancora una volta, mentre ognuno, rimasto al proprio posto, è sporto verso l'altro per discutere su un autobus di quei temi, così esistenziali.
In poco tempo l'autobus è un'altra volta pieno.
I ragazzi del calcio a 7, che hanno appena finito gli allenamenti e ci insegnano che il gioco del frisbee giocato in squadra si chiama Ultimate.
La signora, forse indiana, con una bella sciarpa colorata che sorride timida e tiene lo sguardo basso.
Il signore anziano bolognese che mi chiede di leggere velocemente la poesia, che se la vuol sentir tutta e poco dopo deve scendere. I ragazzi accanto che sorridono.
Un'umana, ungherese, che torna a casa dopo una giornata di pulizie e incuriosita mi chiede chi siamo.
L'abruzzese ormai da 40 anni a Bologna che lavora con ragazzi disabili e che vende i prodotti frutto del loro lavoro. La soddisfazione nel suo sguardo e il commento sul film “Si può fare”.

Via Rizzoli, uno sguardo veloce con AngelFrato e decidiamo di scendere e di rientrare alla base.
E quel pullman riparte, e con lui sapori, ricette, profumi, ideali, sguardi diffidenti, sguardi accoglienti, culture diverse, paesi, età, emozioni, sensazioni...mi ricorda una canzone che diceva più o meno così:

“...e i più bei tesori che porti al ritorno, son questi tuoi occhi che hanno visto il mondo.”

Buonanotte cari umani,
AngelFla

In viaggio con AngelFla


Atmosfera frizzante e rilassante allo stesso tempo. La Primavera la chiamano, gli uomini.

Il signore che ci spiega che il vero tortellino è in brodo e di Imola.

La signora filippina, così solare, che mi spiega quant'è bella la sua terra, ma là c'è “caos”, la guerra.

Le due signore dalla Repubblica Ceca venute per la fiera del Libro, che ci ascoltano incuriosite.

AngelFrato che pensa stia parlando ceco, quando invece era inglese.

AngelFrato che prova a recuperare dicendo che il mio inglese non è male. Inutilmente.



Prendiamo l'autobus 14, entrambi un po' emozionati. Non abbiamo molta esperienza di autobus, ma il sorriso e il saluto caloroso del padrone di casa sono già una bella accoglienza.



Io, che leggo una poesia sul sorriso. Qualcuno che, timidamente, dice che il sorriso arricchisce se è vero. Il bambino che conosce cappuccetto rosso, giallo e anche quello verde. AngelFrato che sostiene la mia poesia con le sue battute e la fa sorridere davvero, la gente.

Più avanti un signore che è venuto da Milano a trovare degli amici, non sa bene dove scendere, ha pochi punti di riferimento. Quanti bastano per permettere al ragazzo pakistano accanto di sapergli dire con esattezza quale fosse la sua fermata.

Capolinea, rimaniamo in 4: 2 angeli, un ragazzo, forse sudamericano, che scopriremo essere un marziano da Venere (caso davvero particolare), e un altro ragazzo qualche seggiolino distante, che, quindi, risulta essere l'unico rappresentante umano.

Chiediamo al marziano venerino che ne pensa degli uomini: ci parla del valore della fratellanza che non c'è più, del ruolo micidiale dei mass media, delle guerre che portano sofferenza, delle potenzialità che l'uomo ha per costruire un mondo migliore ma che non sfrutta, della cultura, dell'arte, della poesia come tesori da conservare, della Ginestra di Leopardi, che si piega ma sa reagire e ricrescere.

Ascoltiamo con attenzione e poi chiediamo, a questo punto, un parere all'unico rappresentante degli umani presente. Conferma e si ritrova in quella descrizione, ma forse ha un po' più di ottimismo.

Iniziano a parlare, ce ne andiamo e nemmeno se ne accorgono. Mi volto, per guardarli ancora una volta, mentre ognuno, rimasto al proprio posto, è sporto verso l'altro per discutere su un autobus di quei temi, così esistenziali.

In poco tempo l'autobus è un'altra volta pieno.

I ragazzi del calcio a 7, che hanno appena finito gli allenamenti e ci insegnano che il gioco del frisbee giocato in squadra si chiama Ultimate.

La signora, forse indiana, con una bella sciarpa colorata che sorride timida e tiene lo sguardo basso.

Il signore anziano bolognese che mi chiede di leggere velocemente la poesia, che se la vuol sentir tutta e poco dopo deve scendere. I ragazzi accanto che sorridono.

Un'umana, ungherese, che torna a casa dopo una giornata di pulizie e incuriosita mi chiede chi siamo.

L'abruzzese ormai da 40 anni a Bologna che lavora con ragazzi disabili e che vende i prodotti frutto del loro lavoro. La soddisfazione nel suo sguardo e il commento sul film “Si può fare”.



Via Rizzoli, uno sguardo veloce con AngelFrato e decidiamo di scendere e di rientrare alla base.

E quel pullman riparte, e con lui sapori, ricette, profumi, ideali, sguardi diffidenti, sguardi accoglienti, culture diverse, paesi, età, emozioni, sensazioni...mi ricorda una canzone che diceva più o meno così:



“...e i più bei tesori che porti al ritorno, son questi tuoi occhi che hanno visto il mondo.”



Buonanotte cari umani,

AngelFla