mercoledì 24 novembre 2010

Report di MariAngela

Prima uscita da titolare, sola soletta con l’angelo Massi. Fermate di Sanpiardarena e Principe, due angeli e due fermate. A quanto pare stasera gli angeli scarseggiano più del solito, e noi poveri superstiti non abbiamo purtroppo ancora ricevuto il dono dell’ubiquità: quindi è in agenda un trasferimento alla fermata di Principe a metà serata.
Arriviamo alla postazione, solita calma piatta. Posso permettermi di dirlo anch’io visto che ho fatto proprio qua uno dei miei voli prova.
Non è che sia proprio in forma. Da un po’ di tempo a questa parte soffro di cervicale (meno male che ho 23 anni!) e i dolori non aiutano affatto … ma a che serve starci a pensare?
Una volta che metti le ali devi volare e basta!Non c’è tempo per i miei piccoli e grandi problemi e nemmeno per le angeliche domande esistenziali “che tipo di angelo sono?” “cosa posso fare?”
Ali o non ali devo prima di tutto continuare a essere me stessa, e forse posso addirittura riuscire ad esserlo in maniera più radicale di tutto il resto della settimana perché come mi fa osservare un ragazzo che aspetta alla fermata “un po’ angelo devi esserlo sul serio per poter fare questo lavoro”.
E poi che dire delle innumerevoli sorprese che un paio d’ali e un semplice sorriso sono capaci di svelare?
Il meglio del meglio arriva quando smetto davvero di pensare alle mie cose e la mia vita per quelle tre ore diventa proprio quella fermata dell’autobus e il suo andirivieni. Per la gente sono l’angelo, quella che chiacchiera, ascolta, fa ridere e aiuta in caso di necessità. Ormai quasi tutti mi conoscono, se non proprio me personalmente sanno perlomeno perché indosso un paio di ali, e generalmente sono la benvenuta sia a terra che sul bus.
Ma chi sono io ai miei occhi? Alla fine di ogni uscita mi rendo conto di come tutto quello che do mi venga in qualche modo corrisposto e di come dentro di me si sia aggiunto un pezzettino ancora. Torno a casa sfinita, ma SONO sempre più di quello che ero prima del volo.

MariANGELA

mercoledì 17 novembre 2010

My Way (Sid Vicious, 1977)

Venerdì 12.11.10...
una data come il conto alla rovescia...
3.2.1...
Via...
Rizzoli.
Solito posto.
Ore 22.
Dopo il riposo meritato intervallato da qualche missione estiva,
riparte quella invernale,
così anche io, in ritardo rispetto agli altri, rientro all'attività di base...
i bus, le fermate e voi... esseri umani;
ritrovo un po' di pennuti, tra cui uno inaspettato, Angel Neo,
di ritorno dalla missione africana...
nulla di nuovo...
lui è sempre uno spettacolo,
il resto...
autoctoni, trasferiti, immigrati...
differenti modalità, ma stesse attitudini umane,
continuate a diversificarvi, separarvi, classificarvi, giudicarvi...
senza capire che una barca funziona solo se funziona il gruppo;
in realtà lo avete capito da un pezzo,
ma anche in questo caso ne avete diversificato l'uso,
invece di globalizzarlo.
Ok, ognuno nelle proprie direzioni,
io resto, solo, in attesa della mia compagna di volo,
e come un buon vecchio diesel scaldo il motore,
mi metto a disposizione,
non "attacco bottone", ma aspetto che uno sguardo curioso mi sorrida,
ma niente,
i passanti... sguardo basso, casuale o voluto non importa,
chi è fermo in attesa è chiuso a riccio,
chi in amabili conversazioni intime,
chi isolato nelle sue cuffie;
sono quasi assopito in questo "nulla sociale",
quando un gruppo di giovani portoghesi attratto dalle mie ali decide
di soddisfare la propria curiosità
e mettere alla prova la mia natura angelica;
ne nasce una sfida dialettale e fantastica,
dove il sorriso e il buon umore sono i denominatori comuni,
boa sorte ragazzi!
Appena il primo gruppo "sociale e straniero" si allontana,
un omone dell'Atc mi comunica di dargli una mano,
gli autobus non passeranno per un po' causa manifestazione,
non ne conosce il motivo, ma sa che tutti i bus sono dirottati in via Irnerio,
quindi bisogna mandarli in Via Indipendenza...
dovevo immaginarlo fin dall'inizio,
questa è una delle serate... special...
invece di regalare sorrisi e intrattenere l'attesa,
per la prima volta devo cacciarli via tutti,
anzi... in quella Via...
Indipendenza appunto;
la situazione diventa quasi paradossale,
se non fosse che vi frequento da quasi 4000 anni
e quindi non mi sconvolge certo un blocco dei bus
e le relative reazioni umane;
nel frattempo è arrivata la mia compagna di volo,
Angel Lilith, avvolta da un boa,
che più che una sciarpa, come ha detto Angel Zac,
sembra una collana di mozzarelline...
le reazioni umane intanto continuano,
chi ringrazia,
chi si allontana,
chi sbuffa,
chi mi chiede chi, come, quando, dove e perché....
ma soprattutto chi, nonostante tutto,
non si fida e resta lì,
con un linguaggio del corpo
che non ci permette di evitargli quest'attesa inutile,
effetto collaterale del primo freddo?
Dopo una mezzoretta l'omone si ripresenta,
"ok, tutto a posto",
ce ne vorrà un'altra per riassestare la normalità,
ma la normalità non è il tema della serata;
15 minuti con Angelo Zac,
con cui ormai non volo più per motivi logistici,
ognuno di noi deve seguire i più giovani,
quindi, appena si può, ci regaliamo queste perle anomale;
come anomalo è l'approccio che mi fanno due ragazzi,
che poi si rivela un'altra piccola disfida:
uno dei due mi chiede se sono un vero Angelo,
se posso esaudire ogni desiderio,
se posso fargli fare un bel 6 al SuperEnalotto...
qualcosa mi dice che anche lui sa che tutto ciò che è materiale non è
mai di mia competenza
e subito dopo lui tira fuori la Domanda delle Domande:
come essere felici...
la disfida dialettale è alta e combattuta
e finisce a sorrisi e un buona fortuna ad entrambi.
Poco più di mezzanotte...
finita qui?
Sarebbe troppo normale e invece...
e invece due cittadini ci segnalano una ragazza
che hanno aiutato a rialzarsi dopo essere caduta...
è sola appoggiata al muro che maneggia il suo cellulare...
con un salve e un sorriso entro in contatto con lei,
mi permette di entrare nel suo mondo e iniziamo...
è un po' alticcia, ma sembra che il peggio stia passando,
faccio entrare in gioco Angelo Lilith,
il suo essere femminile la metterà più a suo agio
e forse ci permetterà di aiutarla;
intanto una giovane coppia sembra molto affascinata da noi,
dal nostra missione e dal nostro Laboratorio per Angeli,
Laboratorio per Angeli?
Ebbene sì cari esseri umani,
due volte l'anno,
ci mettiamo a disposizione di tutti coloro che vogliono mettersi alla prova
e capire se in realtà sono anche Angeli...
e lo facciamo gratuitamente in cambio del volare delle loro ali.
La coppia sembra proprio interessata,
la ragazza invece, quando arriva l'autobus,
non vuole più il nostro aiuto e il nostro accompagnamento,
sta decisamente meglio,
sto valutando di salire senza farci vedere e accompagnarla alla distanza,
ma la coppia giovane mi precede
e mi comunica che loro devono scendere alla stessa fermata...
il finale inatteso e inaspettato,
non solo persone sconosciute che diventano una squadra
e che si prendono cura del compagna/o in difficoltà,
ma due individui, forse angeli e, se sì, comunque ancora inconsapevoli,
volontari alla prima missione in incognito,
se son rose fioriranno...
ma qualcosa mi dice che li vedrò presto...
la loro partenza coincide con l'arrivo degli altri due pennuti in missione,
Angel Dust & Mar Angel,
sorridenti dopo aver accompagnato un gruppo di ragazzi diversamente abili
che hanno colorato l'autobus e i suoi passeggeri
con il loro cantare per tutto il viaggio...
e questa, forse, è la risposta migliore alla domanda delle domande:
come essere felici?
Con il proprio libero arbitrio cercare di fare diventare il proprio
viaggio uno dei tanti mattoni
che rinforzano il mondo migliorandolo continuamente;
come?
Cercando di soddisfare il più possibile il proprio egoismo e i propri sogni,
ma solo rispettando lo spazio, i sogni, l'egoismo
e il libero arbitrio altrui,
in altre parole...
che ognuno trovi la sua strada...
non solo senza disturbare,
ma anche e soprattutto integrandosi con quella degli altri.
Pace a tutti voi,
cari e amati Esseri Umani.

Angelo Flo

Smarrire il desiderio

Stanotte un volo ad alta intensità emotiva. Stanotte qualcuno aspettava un angelo. Per rischiarare un'esistenza ferita, nuvole dense e nere che coprivano il cielo.

Il cielo era spento, solo le luci della stazione, Brignole. Figure isolate increspavano il piattume di questo mare di noia e indifferenza. Come sempre abbiamo cercato di smuovere qualche onda. Come sempre abbiamo lanciato sassi nello stagno per creare cerchi concentrici di emozioni e comunicazione.

Qualcuno ha colto il nostro desiderio, e l'ha unito al suo. E il gioco è fatto.

Ci fermiamo per lungo tempo a parlare con Giorgio. Mezza età, una vita passata al fianco degli altri, un educatore. Una vita passata col solo riconoscimento degli occhi delle persone incontrate sul luogo di lavoro. E non sempre: Giorgio ha lavorato con i malati psichiatrici. Come aspettarsi un riconoscimento da chi non riconosce se stesso? Da chi non sa neppure di essere al mondo. O forse lo sa, ma preferirebbe non esserlo.
Giorgio ci racconta un po' della sua vita, ci dona i suoi momenti più profondi, forse perchè da solo non ce la fa a reggerli, forse perchè riconosce in noi dei colleghi...educatori? No, esseri umani. Ma gli altri chi sono? Forse degli zombie che si muovono per il mondo senza nemmeno rendersi conto di non essere soli, forse non sanno come fare ad arrivare agli altri senza perdere pezzi importanti di se stessi.
Giorgio ci racconta di quando ha abbracciato sua moglie per la prima volta. Ha sentito la bambina che c'era dentro di lei. Si ricorda della prima volta che ha fatto all'amore con lei, e ci usa come cassa di risonanza per innalzare questo ricordo fino al paradiso. Lei è morta. Lui non l'ha mai richiamata indietro, l'ha lasciata andare. L'ha lasciata libera, come lei aveva fatto con lui. “Ho bisogno di qualcuno che mi lasci libero di essere quello che sono”, le aveva detto. “Io questo posso farlo” gli aveva risposto lei, e i loro desideri si erano incontrati.

Da un po' di tempo il mio desiderio è trovare storie smarrite alle fermate del bus. Questa settimana ne ho trovate due davvero originali.

Il nostro cappello ha finalmente trovato una storia magica. Apparteneva a un pirata dei giorni nostri. Un giorno ha deciso di cambiare vita, di non farsi più trovare. È sbarcato a Genova e aveva con sé solo il cappello, a ricordo della sua vecchia vita. Ha trovato una foglia d'oro caduta da un albero molto particolare. Da lì ha capito che non solo il mare ma anche la terra era magica (Ema).

Cambiare il punto di vista per ritrovare il significato, per ritrovarsi. E voi? Quando sbarcherete su una nuova terra non abbandonate il vostro cappello, la vostra storia è la cosa più preziosa, è il vostro Io più profondo, non abbandonatela.

Durante un festival in Estonia si sono incontrati due amici. Il cane di uno dei due ha rubato il cappello dell'altro e lo ha portato sul furgone del suo padroncino, che senza saperlo è partito per il Marocco. Durante il viaggio ha scoperto il cappello, e una gran nostalgia dell'amico lo ha colto. Lo voleva rivedere, e sapeva che abitava a Roma. Allora è andato fuori dalla biblioteca centrale di Roma e ha messo il cappello su una palma: il suo amico sarebbe passato di là, lo avrebbe visto e i due amici si sarebbero ritrovati. Può essere che si ritroveranno, e andranno insieme in Marocco, o forse no...chi vivrà vedrà. (Julia)

Avete bisogno di una scusa per cercare un vecchio amico? Ve ne suggerisco una...gli volete bene ed è una parte importante della vostra anima.

Ho chiesto alle persone incontrate quale fosse la cosa più importante che il mondo gli aveva lasciato in eredità quando sono nati.

La natura, gli animali, e gli amici (pochi ma...) (Marco).
Me stessa (Francesca).
La magia (Bruna).
La musica (Ema).
La forza dell'amore e la motivazione per metterla in azione (Ema...sempre lui, mitico).

Insomma, seguire il desiderio che abbiamo smarrito, “devi centrarti e centrare l'altro”, perchè tutto nasce da noi ma senza gli altri i nostri desideri resteranno come oasi nel deserto. No man's is an island...

Ciao angioletti, sogni d'oro, cambiate punto di vista, e desiderate ardentemente...cosa? Quello lo scoprirete strada facendo, intanto preparate lo zaino e...buon viaggio.

AngelStep

domenica 7 novembre 2010

Volo del rientro numero uno

Venerdì 5 novembre 2010Eccomi qua dopo la lunga pausa estiva pronto a rimettermi le ali, stasera ho il turno bus, il mio preferito, assieme al compagno di lunga data AngelZac.
Autobus 13 da capolinea a capolinea e ritorno in centro, 1h e mezza di viaggio ci attende, sono un po' arruginito entro nel bus gremito e mi accorgo che non so che cosa dire....improvviso do' via un po' di riviste ma arranco... allora decido di rispolverare il vecchio cavallo di battaglia "Considero valore" di Erri De Luca.
Vado alla grande la recito come non mai guardando negli occhi la gente e scaturisce l'applauso, sempre raro....è fatta il ghiaccio del rientro in volo è rotto.
Prosegue il viaggio si chiacchiera con un rumeno di Hera che racconta dei lunghi turni a pulire piazza VIII agosto dopo il mercato della piazzola e degli straordinari fatti per acquistare la macchina al figlio, del suo paese lontano lasciato 12 anni fa' e del poeta Eminescu studiato a scola.
L'autobus si svuota e mentre ritorna verso il centro facciamo il gioco del cambio di destinazione diamo il benvenuto alle persone e gli diciamo che per stasera ci siamo accordati con l'autista per andare in un posto diverso deciso dai passeggeri, un bengalese ascolta preoccupato...chi sono questi pazzi con le ali e dove mi vogliono portare?Poi capisco che dietro il suo sguardo atterrito ci sono le problematiche relative alla conoscenza della lingua e gli allungo il corso di italiano per stranieri, ringrazia e finalmente sorride.
Per uno strano gioco del destino l'autobus ha cambiato numero e quando la gente sale comincia a credere a quello che diciamo perchè l'autobus da 13 è diventato 180 , un errore dell'autista frastornato dalle nostre parole, in più la gente vedendo lo strano numero ed i due personaggi con le ali a bordo si chiede che cosa è successo.
Infatti quando diciamo che andiamo all'aeroporto Minghetti per prendere il primo volo per le Maldive sembrano crederci, il numero viene ripristinato e torniamo alla realtà parlo della città ed estraggo un depliants informativo in francese comincio a parlare francese facendo la erre moscia , vedo uno che mi guarda strano attacco discorso è francese...che gaffes...recupero dandogli il depliants anche se lui il giorno dopo parte.
L'autobus si riempie e approffitando di una pausa alla fermata Zac fa' il suo pezzo sul tempo ed io ripeto considero valore qui però nessun applauso solo sguardi divertiti, entra una ragazza di colore con due bimbi uno in carrozzina e uno più grandicello 2 anni che intervisto lascia le sue testimonianze al microfono in una strana lingua che suona così "accarattacatta fra eratta catta stratta ca" io cerco di tradurle per il pubblico, poi saluto due con tanto di valigia rolley , discutiamo se è più bello partire o arrivare dipende dai casi dicono sorridendo dopo un po' si scopre da dove arrivano: dal carcere della "Dozza" appena usciti freschi freschi stanno al gioco con gli altri del bus superando la diffidenza iniziale e salutano prima di scendere.
Arriviamo al capolinea di via Normandia, il francese è sempre lì sul bus, quasi mi insospettisco, ma non voglio essere invadente.
Il viaggio riprende verso il centro storico ed è molto bello gente positiva, vecchie conoscenze che ci festeggiano sorrisi e sorprese, scendiamo dall'autobus andiamo per salutare l'autista e ritroviamo il francese disperato non è sceso alla sua fermata che era dal lato opposto all'altro capolinea si è perduto "J'ai suis perdu" ci dice deve andre all'Holiday Inn oltre il capolinea di via Normandia, anche qui altro strano caso il nome di una regione francese e sua moglie è Bretone ma l'ha conosciuta in Normandia,lo accompagniamo tranquilizzandolo, giunti alla fermata aspettiamo l'autobus parliamo con l'autista e gli affidiamo il francese che ci ringrazia sorridendo.
Rientriamo in via Rizzoli ed ecco l'ultimo incontro un senza fissa dimora che vuole a tutti costi raccontarci 2 simpatiche barzellette una su un frate capuccino e l'altra su un sardo incontinente, poi ci racconta qualcosa di sè e di quando aveva raggiunto la notorietà partecipando come cantante al programma radiofonico degli anni sessanta "La Corrida" tenuta dal famoso presentatore Corrado,ora non ha più voce ma ha ancora molta simpatia da vendere ci saluta stringendoci la mano e ringraziandoci per averlo ascoltato.
Termina la sera e mi accorgo di quante cose sono successe in sole tre ore e conterò il tempo che mi manca al prossimo volo.
AngelMir