Ultimo volo della stagione, per me. Beh, non proprio l’ultimo; venerdì prossimo ci sarà la briscolata in piazza Verdi per chiudere col botto le attività prima della sospensione estiva.
Si vola in stazione con Angel Mir. Un volo col capo. Mir parte in quarta, bisogna pubblicizzare la briscolata perché è un evento importante.
Alla stazione facce moge di chi è già stanco del viaggio e non vede l’ora di arrivare a casa.
Due passeggeri che si sono visti sfilare sotto il naso il treno che doveva portarli a destinazione, seduti su una panchina alla fermata dell’autobus cercano di farsi passare l’arrabbiatura prima di decidere cosa fare in quelle cinque ore di attesa fuori programma. Alcuni, dopo un primo attimo di diffidenza, si aprono e sorridono, altri fanno fatica a slacciare quella corazza che serve a difendersi dalle intrusioni.
Una ragazza, in particolare, è molto diffidente ma, a poco a poco, parlando con noi, si lascia andare. Non abbiamo tempo che per scalfire la sua corazza perché arriva l’autobus e se la porta via. Chissà se si è aperto un varco.
Io spero sempre che anche le persone che sembrano più restie a farsi coinvolgere si portino dentro l’immagine di questi esseri alati che vanno in giro a distribuire sorrisi e a parlare di cose apparentemente senza senso ma che, forse, lasciano un segno e magari qualche porta la aprono.
Dalla stazione ci spostiamo in autostazione e lì stessa scena, stesse facce da fine giornata. Stanchezze estranee che se le guardi troppo rischi di fare tue. Meglio passare all’azione, avvicinarsi, provocare sorrisi e commenti. Solitamente funziona. Solo pochi non si lasciano contagiare.
Gli umani, questa strana entità che ha un bisogno disperato di provocazioni in questo senso. Hanno bisogno di qualcuno che li scuota e gli dica che un sorriso non costa niente, che due chiacchiere con uno sconosciuto forse non cambieranno il mondo ma magari possono cambiare una giornata, alleggerirti da quel senso di oppressione e solitudine.
E accade qualcosa che avevo solo immaginato. Mi ritrovo a parlare con un signore italiano che comincia una litania contro i politici e la crisi, si avvicina un ragazzo marocchino, studente mancato ora in cerca di occupazione la discussione si sposta su argomenti più leggeri. Quando mi allontano e mi volto a guardarli seduti uno accanto all’altro e li vedo che parlano tra di loro sono felice e penso che il mio maestro sarebbe contento del risultato.
Ogni uscita è una sfida. Ogni volta che parto in missione so che devo improvvisare, costruire qualcosa di buono utilizzando gli stimoli che ricevo dalle persone che incontro ma anche dal mio compagno di volo che cambia quasi sempre. E sempre torno a casa che sento di avere imparato.
Angelo Lilly
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